Omicidio di Alex, colpo di scena: la polizia riapre le indagini. Chi ha aiutato la madre killer?

Katalin Bradacs insieme al figlio Alex
di Egle Priolo
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Giovedì 18 Maggio 2023, 08:26 - Ultimo aggiornamento: 08:39

PERUGIA - Chi ha aiutato Katalin Erzsebet Bradacs? Chi l'ha coperta nella fuga e non l'ha fermata nonostante magari potesse immaginare quello che avrebbe potuto fare al suo bambino? Bambino che lei ha ucciso a coltellate dopo una fuga dall'Ungheria fino in Italia, passando da Roma, Chiusi e quel casolare abbandonato a Po' Bandino. Fino alla cassa numero 11 del supermercato dove ha adagiato il corpo senza vita di Alex, due anni e qualche mese e l'unica colpa di essere stato affidato al padre Norbert Juhasz. Il processo a carico della donna, difesa dagli avvocati Luca Maori ed Enrico Renzoni, si avvia alle fasi finali: il prossimo 24 maggio è prevista l'udienza in cui il pm Manuela Comodi avanzerà le sue richieste di condanna per l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. La sua difesa dall'inizio punta all'incapacità di intendere e di volere della 46enne di origini ungheresi, rinchiusa nel carcere di Capanne da poche ore dopo l'omicidio, avvenuto il primo ottobre 2021.

Ma adesso, dopo oltre due anni e mezzo, le conseguenze di quelle 20 coltellate non ricadranno – se il collegio presieduto da Carla Maria Giangamboni dovesse decidere per la condanna – solo su di lei. Perché in questi giorni la polizia di Budapest ha riaperto il caso, relativamente agli aiuti che Bradacs potrebbe aver avuto nel sottrarre il bambino all'affidamento che papà Norbert aveva appena ottenuto dal tribunale ungherese. Il Dipartimento per la protezione dei bambini e dei giovani della polizia, infatti, ha comunicato di aver riaperto le indagini che inizialmente erano state sospese. E spiega in una decisione di una pagina e mezza anche a quali quesiti stia cercando una risposta. Una decisione, per inciso, in cui il bambino è correttamente chiamato Alex Juhasz, con il cognome del padre, mentre lei in udienza ha spiegato con veemenza come in realtà il figlio avesse il suo cognome: una bugia, la convinzione sincera fosse la verità o il segnale di un senso malsano di possesso più forte di un giuramento davanti a una corte?
Di certo, è noto come dopo una lunga battaglia giudiziaria per l'affidamento di Alex, il padre ne avesse ottenuto l'esclusiva. È stato questo il tema dell'ultima telefonata tra i due ex quel maledetto primo ottobre.

Ma Bradacs era già fuggita via con il bambino. Un viaggio per Roma, il 12 settembre, con il biglietto comprato il 10. Poi il girovagare fino a Po' Bandino, con i carabinieri di Città della Pieve che l'avevano fermata già la sera prima dell'omicidio per gli atteggiamenti violenti nei confronti del figlio. E ora, appunto, gli inquirenti ungheresi vogliono letteralmente sapere chi l'abbia aiutata tra il 12 settembre e il 2 ottobre, dove sia stata, a chi abbia chiesto e da chi abbia ricevuto aiuto. C'era chi sapeva? C'era chi poteva ipotizzare un finale così drammatico e non ha fatto nulla? Nel corso delle indagini sono emersi colloqui con chi l'aveva sentita minacciare di uccidere il bambino se non fosse rimasto con lei: quelle persone, ora, cosa rischiano?

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