NARNI E' nata Arnia 33. Inaugurato ieri il progetto artistico di NarniArt che accoglierà fino a cento artisti da tutta Italia. Tutti rigorosamente under 33. Un progetto che ha trovato casa alla Rocca di Albornoz, dove, nelle intenzioni dei curatori, abiterà per i prossimi dieci anni.
Obiettivo, valorizzare il talento emergente nell'arte italiana, dove la Rocca diventerà spazio-laboratorio condiviso.
Proprio ieri, giorno dell'inaugurazione, è stata lanciata una call a tutte le accademie d'Italia, per invitarle a partecipare al progetto.
A garanzia della qualità è stato costituito un comitato scientifico selezionato con l’intento di rappresentare la penisola e l’orizzonte delle varie discipline artistiche.
«Abbiamo costruito Arnia33 - spiegano - più come un’arca che come un museo, un luogo per coltivare il futuro invece di un magazzino.
Primi a salpare, Giorgia Baroncelli e Giovanni Manara. «Entrambi - spiegano - si sono fatti ispirare da Narni sotterranea, l’una rivivendo l’urgenza comunicativa dei prigionieri dell’Inquisizione, costretti ad affidarsi a un idioletto per lasciare traccia di sé, l’altro trasformando in poesia il disvelamento dei mosaici di San Domenico».
Non solo loro. «Andrea di Giovenale, Lorenzo Scarpellini e Federico Farroni ci conducono alla frontiera dell’arte musiva. Passiamo a lato di creature tratte da orizzonti virtuali, siamo obbligati a gettare uno sguardo sulla caotica lirica di un cosmo postumano. I mosaicisti, selezionati da Paolo Trioschi, dialogano con l’astronave di Federico Paris: tessere e modularità dei tubi di cemento echeggiano soluzioni linguistiche del mosaico, mentre aprono all’ala della Rocca dedicata alle installazioni e alla pittura. Il video di Nicoletta De Santoli interroga il concetto di luogo, come materia intrisa di memoria. Cecilia Damiani e Ilaria Pennoni si fanno trama e ordito di uno spazio immaginifico ed elegiaco».
Un laboratorio multiforme e articolato.
«La pittura di Giulia Apice è intrigante connubio di grandezza e semplicità - chiudono - drappi leggeri che anticipano il rigore di Nicolò Link Hg: stelle e glifi sono parte di un codice lentamente sedimentato, ma pronto ad accogliere frammenti iconici del paesaggio. E una conversazione silente è l’installazione di Jacopo Risaliti, un comprendere lo spazio trasformandolo. Scavata nel legno, una partitura canta il canto di un merlo, che vive oltre i merli della Rocca.
Transitando per il tunnel riflettente di Gloria Lauro si approda all’area di Crack!, coordinata da Bambi Kramer. Nora, Doje, Emanuele Olives,Thiago Dezan e Infynite propongono lavori di delicata poesia, di lacerante bellezza, di giocosa follia e duri, come l’arte deve esser»e.