Narni: accoglienza calorosa per undici profughi eritrei di religione cristiana a Capitone

Il vescovo Giuseppe Piemontese accoglie i profughi
di Marcello Guerrieri
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Mercoledì 21 Marzo 2018, 18:08 - Ultimo aggiornamento: 19:26
NARNI L’accoglienza è stata quasi calorosa: non hanno davvero influito sulla piccola comunità di Capitone, frazione di Narni, l’arrivo degli undici profughi eritrei. Che avevano una caratteristica, la loro religione, la cattolica. “Certo vederli nella chiesa della frazione ha fatto un bell’effetto – spiega Enzo Proietti Grilli, che fa parte della comunità – l’attenzione ci sarebbe stata anche se fossero stati di religione diversa ma il comune parlare ha smussato parecchi angoli”. Gli ospiti eritrei hanno trovato sistemazione in una struttura parrocchiale e sono assistiti anche da tre suore africane che si stanno prodigando per il primo momento. Ora c’è da risolvere anche l’aspetto scolastico dato che la frazione è sprovvista di scuole adeguate.
I profughi sono stati accolti dalla Caritas di Terni-Narni-Amelia e dall’associazione di volontariato San Martino nell’ambito del progetto dei Corridoi umanitari, realizzato dal Ministero degli Esteri Italiano, dalla Conferenza Episcopale Italiana attraverso la Caritas Italiana e dalla Comunità di Sant’Egidio, che prevede un trasferimento protetto in due anni di migliaia di famiglie del Corno d'Africa, che fuggono dalla tirannia, dalla guerra, dalle malattie e dalla povertà assoluta. 
La Caritas di Terni-Narni-Amelia, nella struttura di Capitone di Narni, nei giorni scorsi, ha accolto due famiglie composte da tre adulti e otto minori, dai 4 ai 14 anni, che sono state scelte come protagoniste del docufilm di TV2000 che saranno seguite nei vari momenti della loro vita in Italia e del loro percorso d’inserimento. 
Lo scopo del progetto  "Rifugiato a casa mia" non è solo quello di accogliere persone che fuggono da violenza e povertà, ma avviarle in un percorso di integrazione e autonomia, attraverso la formazione linguistica e l'inserimento dei genitori nella società e nel mondo del lavoro, coi bimbi che saranno affiancati anche dal punto di vista scolastico e gli adulti per quello lavorativo, assicurando agli undici profughi eritrei assistenza da parte delle suore africane della Nostra Signora dell’Incarnazione, che vivranno con loro nella casa, e di beneficiare della mediazione linguistica e di sostegno degli operatori della Caritas-San Martino e cure mediche adeguate.
«Il progetto nasce dal protocollo di intesa con lo Stato italiano, siglato dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla CEI – spiega il direttore della Caritas diocesana Ideale Piantoni - finanziato con fondi dell’ 8xmille, che prevede nuovi canali sicuri e risposte durature a protezione dei migranti e dei rifugiati. Come Caritas diocesana ci è stata data la possibilità di accogliere e accompagnare queste due famiglie Eritree per un periodo più o meno lungo e poi, quando ci saranno le condizioni per il ritorno nel loro paese d’origine. E’ una forma di accoglienza che trova riscontro anche nelle parole di Papa Francesco, che da due anni invoca l'adesione ai Corridoi Umanitari e che invita sempre alla preghiera come segno di vicinanza alle popolazioni dell’Africa. A tutti gli abitanti di Capitone di Narni, alle Istituzioni del territorio ed a tutti noi della Caritas Diocesana, il compito morale e sociale di seguire le famiglie Eritree ed accompagnarle con preghiere e con il  concreto impegno giornaliero per  favorirne l'integrazione».
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