Metheny-Eastwood a Uj
Carezze e polvere di stelle

Pat Metheny a Umbria jazz 2018
di Italo Carmignani e Fabio Nucci
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Venerdì 20 Luglio 2018, 00:29 - Ultimo aggiornamento: 00:35

PERUGIA - Ha cominciato a suonare con un crepuscolo che il padre avrebbe potuto scegliere per un suo film. Quei colori sfumati hanno accompagnato il primo live a Umbria jazz di Kyle Eastwood, figlio del noto regista e attore Clint, chiamato ad aprire la serata che è poi proseguita con un volto noto di Uj come Pat Metheny.
Kyle ha scelto il contrabbasso per allontanare l'ingombrante ombra del padre dal quale ha comunque ereditato un volto sicuramente "cinegenico" e la propensione per la scrittura. Una passione che Eastwood jr ha accantonato preferendo seguire le orme di Monk, lungo i sentieri dell'hard bop, tra fusion e nu soul. A Uj si è presentato in quintetto con una potente sezioni fiati che nella breve session a loro dedicata ha potuto proporre appena quattro brani inediti dell'ottavo album di Eastwood, In Transit. Appena il tempo di spaziare tra uno standard di Mingus, Boogie stop shuffle, e una perla di Morricone, il tema d'amore di Nuovo cinema Paradiso. Tanro per consolidare quel legame familiare indissolubile tra musica e grande schermo.

Nel silenzio religioso dell’Arena, un figlio prediletto di Umbria Jazz illumina la notte con la luce delle note. Condannato a trovare sempre una chitarra dove finiscono le sue dita, Pat Metheny accarezza il suo pubblico fino a scioglierlo nell’effetto romantico della musica. Niente di nuovo, ma come l’alba non riesce a stancare l’umanità da quando è sorta, così la melodia di Metheney tiene gli animi morbidamente all’erta senza stancarli mai. All'inizio è solo sul palco con la sua chitarra-arpa; poi entra il trio di musicisti che l'accompagna in questo tour e lui cambia strumento. In quartetto Metheny ha presentato un gruppo di composizioni che nei prossimi mesi dovrebbe portare in sala di registrazione. Un concerto che è un divenire, un qualcosa che nel rassicurante stile del chitarrista trova elementi di rottura nelle dinamiche del batterista messicano Antonio Sanchèz,  nei virtuosismi della bassista malese Linda Oh e nella brillantezza del pianista britannico Gwilym Simcock. Il pubblico apprezza e applaude, mentre Pat rinnova il suo feeling col festival. "Non mi stancherò mai di dire che per un musicista suonare a Umbria jazz è un privilegio".

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