Tra i banchi di scuola arrivano i cinesi
La globalizzazione apre a nuove lingue

Tra i banchi di scuola arrivano i cinesi La globalizzazione apre a nuove lingue
di Giovanni Camirri
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Giovedì 19 Dicembre 2013, 14:27 - Ultimo aggiornamento: 16:18
FOLIGNO – A scuola tra Ming e idiomi in mandarino. Lezione numero uno, Nǐ hǎo 你好 ciao. Il tutto all’Istituto Tecnico Economico ‘F. Scarpellini’ di Foligno dove da gennaio debutter il primo corso di cinese mandarino, l’idioma diventato lingua ufficiale della Cina e parlato da oltre un milione e duecento madrelingua nel mondo, vera lingua passepartout.

Quaranta ore di lezione pomeridiane per imparare la lingua del futuro, se è vero che un recente rapporto della Bce ha certificato che il mandarino è attualmente la lingua più ambita dalle imprese. Il corso, tenuto dall’insegnante Monia Montagnini e rivolto sia a studenti della scuola che a fruitori esterni, mira a potenziare le prospettive occupazionali dei giovani del territorio, tenuto conto che la Cina per l’import italiano è il terzo Paese partner e che all’ombra della Grande Muraglia prosperano circa tremila imprese nazionali. Insomma una reale opportunità lavorativa e non una trovata eccentrica, come spiega la preside Giovanna Carnevali: “La conoscenza della lingua e cultura cinese, anche se di base, rappresenta un autentico plusvalore nel mercato occupazionale globale, che richiede un numero esponenzialmente crescente di giovani preparati e capaci da impiegare nel management delle imprese internazionali”. Particolare attenzione sarà riservata alle norme comportamentali da assumere durante incontri, trattative o cene di lavoro. Perché il rispetto dell’etichetta nei rapporti d’affari è fondamentale: forse non tutti sanno, per esempio, che per un cinese gesticolare è estremamente volgare e maleducato così come è sconsigliabile una eccessiva familiarità con il numero quattro considerato di cattivo auspicio in quanto la pronuncia è simile a quella del verbo “morire”. Improponibile poi presentarsi ad un meeting a mani vuote o regalare oggetti indesiderati e malauguranti come orologi. Indicazioni utili, talvolta essenziali, per orientarsi nel terreno minato delle distanze culturali.