Elezioni, Tardani subito all'attacco: «Germani ha impoverito gli orvietani». E il sindaco scarica il Pd: «Mi candido comunque»

Roberta Tardani intervistata da Claudio Lattanzi
di Vincenzo Carducci
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Domenica 24 Marzo 2019, 11:29
ORVIETO - «Certe volte mi fermo a guardare il Duomo e quello che questa città è riuscita fare in passato e mi chiedo: dove ci siamo persi?». Usa il contrasto della bellezza senza tempo della cattedrale con le difficoltà di questo tempo della città certificate anche dalle statistiche Roberta Tardani, candidata a sindaco con la lista civica "Progetto Orvieto" che sulla Rupe evoca gli anni a cavallo tra gli anni '70 e '80 che rappresentarono un periodo di grande progettualità e sviluppo. Quarantotto anni, sposata e madre di due figli, ex dipendente della Coldiretti, vicesindaco con la Giunta Concina e negli ultimi cinque anni capogruppo di Forza Italia, la Tardani ha aperto ufficialmente la sua campagna elettorale sabato pomeriggio davanti alla sala gremita di palazzo dei Sette. Intervistata dal giornalista Claudio Lattanzi, la candidata sindaco ha cominciato a snocciolare i primi punti del suo programma smontando innanzitutto quello che è il "cavallo di battaglia" del sindaco uscente Giuseppe Germani ovvero aver fatto uscire in anticipo il Comune dal predissesto dichiarato dalla Giunta Concina.  

«ORVIETANI IMPOVERITI» «Invece di aiutare i cittadini - ha detto - il sindaco Germani ha fatto un'operazione sulla finanza pubblica completamente sbagliata, abbattendo in soli 3 anni e mezzo il deficit di 8 milioni e mezzo di euro, che con il ricorso al piano di riequilibrio finanziario si era deciso di eliminare in dieci anni. Era uno strumento previsto dalla legge, non ce lo siamo mica inventati. E andava gestito con attenzione, studiando e conoscendo bene ogni capitolo di bilancio affinchè al pagamento della rata annuale si potessero accompagnare interventi di spesa pubblica per restituire ossigeno alla città. Non essendo stati in grado di fare questa analisi approfondita, hanno fatto venir meno questo  ossigeno proprio nel momento in cui il settore privato ne avrebbe avuto maggiormente bisogno, con il risultato di aver aggravato l'effetto della crisi. Questa manovra - ha attaccato - ha impoverito gli orvietani, evitando la redistribuzione di oltre 3 milioni di euro, ma ha consentito all'amministrazione uscente di poter svolgere una campagna elettorale basata anche sulla possibilità di procedere a nuove assunzioni».

IL BLUFF DELL'EX PIAVE Nel mirino anche gli annunci sull'ex caserma Piave - quello che si preannuncia uno dei temi "caldi" della campagna elettorale come del resto lo è ormai da anni - che l'amministrazione vuole trasformare in un campus universitario per il quale ha coinvolto il fondo immobiliare Prelios. «Mi piacerebbe proprio conoscere un imprenditore che ristruttura la ex caserma - dice Tardani - investe il proprio denaro oggi in un edificio fatiscente sulla base di un protocollo firmato con l'associazione di categoria delle università. Investiranno decine di milioni di euro sulla  promessa che fra qualche anno le università americane manderanno qui i loro allievi a fare il campus. E se non ce li mandano? Cosa facciamo, avviamo una causa internazionale con gli Stati Uniti perché non hanno mantenuto fede ad un protocollo d’intesa? Chiediamo a Donald Trump il risarcimento dei danni?». L'aspirante sindaco si dice anche pronta a bloccare la procedura di vendita dell'ex ospedale di piazza Duomo, almeno per come è stata concepita sin qui. «Non è possibile che un sindaco permetta di vendere al migliore offerente, al prezzo di una rimessa - afferma - un immobile situato  in una delle piazze più belle al mondo senza avere la benché minima idea di cosa verrà realizzato, le risorse che verranno investite, i tempi di realizzazione. E' un errore, questo, che spero di avere la possibilità di fermare. Un immobile così ha bisogno di manifestazioni di interesse o di un concorso di idee, che intanto mettano la città in vetrina e attirino investitori qualificati e identificabili. Non  possiamo correre rischi legati alle speculazioni. La città non può permetterseli».

NUOVE RELAZIONI SOCIALI Turismo, attrazione degli investimenti e crescita demografica gli elementi essenziali indicati per riagganciare la sviluppo anche se la Tardani ha posto in particolare l'accento sulla disgregazione della comunità orvietana e sul «bisogno di stabilire nuove relazioni sociali basate sulla collaborazione». «Dobbiamo riscoprire il piacere di fare le cose insieme - afferma - ma abbiamo bisogno di instaurare anche nuovi rapporti istituzionali con tutte le aggregazioni presenti in città. Il Comune dovrà essere organo di governance oltre che di governo. Ci sono in Italia 88 fondazioni di origine bancaria, neanche una per provincia, e una di queste 88 sta ad Orvieto e non è neanche tra le più piccole. Ci sono 6 grandi fabbricerie nel Paese, una di questa è ad Orvieto, l’Opera del Duomo. Pur nel rispetto della loro autonomia statutaria e gestionale le vorrei intorno al tavolo del sindaco, come voci autorevoli e competenti che devono avere un ruolo di protagonista nella vita cittadina».

GERMANI SCARICA IL PD L'avventura di "Progetto Orvieto" è dunque partita anche se al momento l
Roberta Tardani, che ha incassato l'appoggio della Lega e lavora a una seconda lista civica, non ha ancora l'endorsement del suo partito, Forza Italia. La questione è sul complicato tavolo regionale della coalizione ma già lunedì potrebbe arrivare il sospirato sostegno degli azzurri. Rischia invece di perdere definitivamente l'appoggio del Pd il sindaco Giuseppe Germani che non intende aspettare i tre giorni che il segretario regionale Giampiero Bocci si è preso per tirare le conclusioni. Lo ha ribadito sabato mattina alla presentazione del Bollettino economico e sociale dell'area orvietana. «Uno strumento utile per il sindaco che verrà a prescindere da chi sarà. Io - ha detto - come sapete sono candidato». E tanti saluti ai Dem. 


 
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