Covid crisi, 27mila lavoratori "congelati" ed export in caduta

Covid crisi, 27mila lavoratori "congelati" ed export in caduta
di Fabio Nucci
4 Minuti di Lettura
Giovedì 29 Ottobre 2020, 08:37 - Ultimo aggiornamento: 09:00

PERUGIA - Export in calo, redditi dei lavoratori mortificati dagli ammortizzatori sociali, disuguaglianze sociali in via di apparizione. Le misure di contenimento del virus, che per 70 giorni in primavera hanno cristallizzato la vita economica del Paese, hanno avuto i loro effetti anche in Umbria. E senza considerare l’impatto delle ultime misure, stimate al 60% del lockdown.
LA CADUTA DELL’EXPORT
Dopo aver chiuso il primo trimestre in terreno positivo, anche le esportazioni umbre hanno subito le conseguenze del blocco totale con un calo, al 30 giugno, del 14,6% del fatturato estero, in linea col trend nazionale. Emerge dal Monitor dei distretti dell’Umbria della Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo. Rapporto che evidenzia una maggior tenuta dell’export distrettuale, nella regione rappresentato da maglieria-abbigliamento, olio e mobili. Tra i campioni di internazionalizzazione metallurgia (364 milioni, -13%); meccanica (316 milioni, -22,5%); agro-alimentare (312 milioni, -8,9%) e abbigliamento (204 milioni, -14,4%). Le misure anti-pandemia non hanno intaccato l’export di chimica (118 milioni di euro; +7,2%) e farmaceutica che ha superato i 44 milioni, raddoppiando quasi gli affari in un anno (+85%). L’export dei distretti, invece, ha raggiunto 324,3 milioni, con un -11,3% (-19,8% in Italia), ma nel secondo trimestre c’è stato un crollo del 26,1% (+4,9 a fine marzo). Il distretto Maglieria e abbigliamento di Perugia resta il più rilevante in termini di esportazioni e con 197,9 milioni segna una perdita di oltre 31 milioni (-13,7%). Più resiliente il distretto Olio umbro che, integrato nella filiera agro-alimentare, ha conosciuto un calo dell’1% con un export di 94 milioni, sostenuto dai mercati europei. Al Mobile Alta valle del Tevere, invece, mancano oltre 9 milioni di fatturato estero (-22,1%). «Il tessuto imprenditoriale umbro ha le risorse necessarie per tornare a crescere – sostiene Luca Severini, direttore regionale Toscana e Umbria Intesa Sanpaolo - grazie a un importante know-how, competenze, elevata competitività sui mercati internazionali e rapporti di filiera ben ramificati localmente».
AMMORTIZZATORI
L’ultima analisi del Centro studi mercato del lavoro e contrattazione dell’associazione Lavoro & Welfare conferma la crescita (in base di dati Inps) delle ore autorizzate di Cassa integrazione e Fondi solidarietà. A settembre, la crescita sullo stesso periodo 2019 si è attestata al +901,2%. «La crescita è continua – osserva Cesare Damiano, presidente di Lavoro % Welfare – e sarà così per il resto dell’anno. Un segnale positivo arriva dall’andamento mensile: dopo l’aumento di aprile e maggio, è iniziata una fase di riduzione con un valore, a settembre, su aprile, del -86,56%». Un elemento che non ha evitato ripercussioni sulla condizione lavorativa e sui redditi, con un’assenza completa di attività produttiva per 26.800 addetti, 13mila in cassa integrazione ordinaria, con oltre 5,2 milioni di giornate lavorative perse. A livello reddituale, in nove mesi, si è creato un gap di oltre 142 milioni di euro netti e si calcola che ogni singolo lavoratore in Cig a zero ore abbia perso oltre 5.300 euro.
CONSEGUENZE
Gli effetti economici della Covid-crisi, rischiano di diventare sociali, con conseguenze severe, come osserva la ricercatrice Aur Elisabetta Tondini, specie per lavoratori indipendenti e a tempo determinato. Le misure di contenimento, infatti, hanno inciso su occupati e ore lavorate, intaccando stipendi e salari, contraendo i consumi. Fenomeni che, con sussidi diversificati per lavoratore, individuo, famiglia, hanno inciso sulla distribuzione dei redditi. «In uno scenario che nel primo periodo ha causato un aumento della disomogeneità – aggiunge Tondini - si rilevano specificità che testimoniano l’asimmetria dell’impatto economico da Covid per categorie di occupati: i soggetti che mediamente hanno dichiarato un dimezzamento del reddito familiare nei mesi di lockdown è pari al 15 ma, sussidi inclusi, sale al 27% tra i dipendenti a termine e al 36% tra gli autonomi».

Nel focus “Diversamente uguali di fronte al Coronavirus”, si ricorda inoltre come il lockdown abbia riguardato 119 mila occupati (un terzo del totale), il 68% dei quali lavoratori dipendenti. «La chiusura temporanea delle attività tuttavia – aggiunge l’economista - si è abbattuta più pesantemente sugli autonomi con dipendenti, interessati per il 50% dai provvedimenti di sospensione, rispetto ai lavoratori alle dipendenze, coinvolti al 30%».

© RIPRODUZIONE RISERVATA