La lezione della rock star alla Stranieri
il batterista: «Vi spiego Jim Morrison»

La lezione della rock star alla Stranieri il batterista: «Vi spiego Jim Morrison»
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Venerdì 25 Aprile 2014, 13:02 - Ultimo aggiornamento: 13:04
PERUGIA - Non ci pensa proprio ad abbandonare il piglio dell'artista. Con le sue idee, le sue contraddizione, il suo modo di fare e di pensare. Figurarsi se l'arredo

imponente di Palazzo Gallenga pu mettere soggezione ad un settantenne con il codino come John Densmore.

Il batterista dei Doors arriva all'Università per Stranieri per parlare di arte e mercato, di rock e

pubblicità. Appuntamento a metà pomeriggio. I curiosi, e i fan ovviamente, arrivano prima: ci sono tanti ragazzi, alcuni sono studenti della Stranieri, altri hanno deciso di venire per ascoltare cos'abbia da dire proprio lui. A sentire c'e anche il poeta pakistano Umeed Ali, un personaggio a Perugia.



La lezione di Densmore inizia dal racconto del primo album, dall'emozione di averlo fatto ascoltare ai genitori. E arriva dritto alla battaglia legale che ha

condotto per 5 anni: «Per difendere il nome dei Doors - spiega - perché i Doors non sono i Doors senza Jim. C'è davvero qualcuno che pensa sia possibile proporre i Rolling Stones senza Mick Jagger? O i Police senza Sting?». Da qui alla lezione su come possano convivere il rock e le regole del mercato il passo è veloce: «L'arte non dovrebbe essere utilizzata come un bene di consumo

qualsiasi - dice il batterista - un'opera d'arte ha una

parte di talento, di dono...». I ragazzi ascoltano,

annuiscono, alcuni stanno seduti a terra. L'evento,

patrocinato dalla Fondazione Perugia 2019 e ideato da “Alive music festival”, ha fatto il pienone. Per chi non ha trovato posto nell'aula magna di Palazzo Gallenga è stato sistemato uno schermo qualche stanza più in là. Densmore racconta di aver detto no ai soldi offerti per usare una canzone dei Doors per lo spot di un'automobile. Proprio lui ha preteso che due ex compagni rinunciassero all'uso del nome che ha fatto la storia della musica. Una battaglia che alla fine ha vinto. Il racconto di quella sfida, giocata in Tribunale, è diventata anche un libro.



«Le canzoni usate per la pubblicità? - dice di fronte alla platea della Stranieri - una grande azienda può decidere di vendere biancheria o automobili attraverso le emozioni e la memoria suscitate una canzone... ma così, comunque, un artista rischia di diventare qualcos'altro: “Love me two times” non l'abbiamo mica scritta per fare pubblicità al Viagra».



Contraddizioni di un artista miliardario? Forse, lo

stesso che ama ricordare come in effetti tutti i Doors abbiano guadagnato abbastanza per far vivere molto bene anche le generazioni future.
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