Dai campi dell'Umbria alle imprese spaziali tra Italia, Usa e Kenya: il sogno che gli ha cambiato la vita

Dai campi dell'Umbria alle imprese spaziali tra Italia, Usa e Kenya: il sogno che gli ha cambiato la vita
di Giovanni Camirri
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Martedì 15 Dicembre 2020, 17:00

BEVAGNA - Dalla campagna allo spazio partendo da Bevagna. E’ la storia di Marsilio Palmioli, oggi 83 anni, che da Bevagna è ha iniziato l’avventura verso la conquista dello spazio. Tutto ruota intorno al “San Marco Projet” di cui Palmioli è stato uno dei 12 componenti del primo nucleo che ha sviluppato questa tecnologia di cui l’Italia non era ancora dotata. Si parla di razzi “Scout” che venivano lanciati per mandare nello spazio satelliti destinati anche alla meteorologia. A raccontare a Il Messaggero come è nata e come s’è sviluppata questa epica storia di vita è lo stesso Palmioli dalla sua Bevagna.

Come è nato tutto?

“In famiglia, considerando i tempi di cui parliamo, era il più istruito avendo frequentato il terzo avviamento ad indirizzo agricolo. Quindi il mio futuro doveva essere l’agricoltura. Poi in famiglia un parente mi disse: perché non fai domanda per l’Aeronautica? E così è stato. Dopo un mese indossavo la divisa e da li è partita questa importante esperienza”.

E lo spazio?

“Nel 1954 l’Italia ha partecipato ad un programma, di fatto avviandolo, di lanci spaziali con il generale Broglio che è stato in questo settore un pioniere e un grande uomo. Il generale, che era direttore di quello che si chiamava Progetto San Marco, dette corpo ad una squadra della quale ho fatto parte.

Ci spiegava il futuro e partimmo per gli Stati Uniti d’America”.

Cosa accade negli Usa?

“Venimmo formati passando da osservatori ad operativi e quindi dal 1963 al 1993 ho fatto parte di quel progetto che univa, e vedeva lavorare insieme, Italia e Usa. Li ho seguito corsi sul posto e poi ho operato nel reparto degli elettronici. Gli Usa misero a disposizione un razzo Scout e dopo quella volta in tre decenni ho seguito 5 lanci e dal suolo americano ho assistito allo sbarco dell’uomo sulla Luna. Ho operato in Italia, negli Usa e in Kenya, solo per citare alcune realtà. Ero maresciallo di 1 classe ed ho collaborato anche con la Nasa. Tante esperienze e tante emozioni segnate seguendo speciali radar che accompagnavano il viaggio del razzo e quello del satellite”.

Una bella esperienza, ma per la lingua come ha fatto?

“Vocabolario e tanta esperienza sul posto. E anche oggi colleghi di allora che sono negli Usa e dico loro che li chiamo sia per sentire come stanno che per fare esercizio”.

A casa all’epoca come la presero?

“Furono contenti e quando tornai una delle prime volte in Italia comperai una Fiat 600 e una televisione e fu il tripudio. Per questo invito i giovani a vivere l’esperienza dell’Aeronautica, perché insegna molto”.

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