Coronavirus, umbri aggrediti all'estero: «Trattati come untori»

Simone Proietti Pesci e Desiderio Bini
di Giovanni Camirri
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Martedì 3 Marzo 2020, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 10:33
PERUGIA - Due umbri aggrediti verbalmente a New York e un terzo anche fisicamente a Tenerife. Accade in tempo di coronavirus ai danni di alcuni Italiani che, solo perché nati nel Belpaese, vengono trattati da untori. Il primo caso, quello di New York, riguarda Simone Proietti Pesci e Desiderio Bini, entrambe residenti a Bevagna, e da mesi a NY. A raccontare l’accaduto raggiunto al telefono da Il Messaggero è lo stesso Proietti Pesci, chef di professione. «Sono in America da due mesi - dice Proietti Pesci - e mai avrei pensato di dover vivere un’esperienza come quella che ho subito domenica sera. Ero insieme a Desiderio Bini e stavamo usando, insieme ad altre persone, l’ascensore di un noto e blasonato ristorante di New York. C’era anche una donna, che sembrerebbe essere addirittura un medico, che, forse un po’ annebbiata, dopo aver tentato di attaccar bottone con noi quando ha scoperto che stava parlando con due italiani - prosegue ha iniziato ad insultarci. Ci ha detto con accento e cadenza usa: epi-demia, coronavirus. Insomma ci ha dato degli appestati e degli untori. Sinceramente non ho mai vissuto una esperienza così brutta e degradante nella mia vita. Pensare che gli Usa fanno del rispetto dei diritti di tutti e della libertà il loro marchio di fabbrica. Una vicenda bruttissima - conclude - difficile da dimenticare».
L’ASSALTO
L’altro grave episodio che riguarda un umbro è raccontato da Perugiatoday.it. A riportare i fatti è Selene Vicenzi giornalista di Veronasera, quotidiano online del gruppo Citynews, di cui fa parte anche Perugiatoday.it «Selene - si legge - ha raccontato, da un suo viaggio in Spagna, un brutto episodio capitato ad un ventenne perugino che lavora sull’isola e ad un suo familiare e alcuni amici. Picchiato da due uomini perché italiano e quindi portatore di malattie come il coronavirus. «Venerdì - è il racconto dell’Umbro raccolto a Tenerife - mi sono imbattuto in un episodio fin troppo spiacevole. Mi trovavo alla fermata del tram (Chimisay), stavo aspettando il bus per Santa Cruz, volevo andare a festeggiare il carnevale con mio fratello e i miei amici, che aspettavano li raggiungessi. Ad un certo punto due uomini si sono avvicinati con aria fin troppo minacciosa. Inizialmente mi urlavano contro cercando di attirare la mia attenzione con parole poco carine. Ho cercato di evitarli, finché uno dei due mi si avvicina e inizia ad insultarmi pesantemente. Vista la mia indifferenza l’uomo ha deciso di rifilarmi un calcio al polpaccio. Mi sono alzato e gli ho domandato cosa volesse (nel frattempo si è avvicinato anche il secondo soggetto), quest’ultimo riconoscendo il mio accento italiano ha cominciato ad insultarmi dicendo che noi italiani rubiamo il lavoro e portiamo virus. Mentre mi ripetono che noi italiani portiamo il coronavirus mi colpiscono con un pugno all’altezza della mandibola». 
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