Coronavirus, allarme mascherine
ne servono a milioni, ecco perché non ci sono

Mascherine e termoscanner
di Federico Fabrizi
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 6 Maggio 2020, 08:52
PERUGIA Soltanto cinque pezzi: 3 euro e 5 centesimi Iva compresa. La vendita delle mascherine chirurgiche nelle farmacie umbre è razionata. Nonostante l’annuncio del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte del prezzo calmierato a 50 centesimi l’una senza Iva, il 22 per cento d’imposta c’è (11 centesimi per ogni pezzo), ma il punto è un altro: le farmacie umbre termineranno le scorte entro un paio di giorni. Ieri sono stati venduti i rifornimenti acquisiti nelle scorse settimane, che stanno terminando.
«Siamo al limite - spiega Virgilio Puletti, presidente di Afas (l’Azienda farmacie del Comune di Perugia) - le forniture preventivate dal commissario Domenico Arcuri non sono arrivate nei magazzini intermedi e ormai le scorte sono quasi terminate».
Le mascherine saranno l’oggetto decisivo per accompagnare la Fase 2. I tecnici hanno fatto i conti: l’Umbria consumerà circa 2 milioni di “chirurgiche” a settimana. La cifra di un milione e mezzo di per sette giorni è considerata la soglia minima, vorrebbe dire 6 milioni di pezzi al mese. Un calcolo più realistico che tiene conto dell’usura molto rapida - circa tre ore - di prodotti realizzati originariamente per le sale operatorie, fissa a circa 9 milioni al mese il fabbisogno degli umbri. Alcune farmacie già ieri hanno iniziato a compilare le liste d’attesa spiegando ai clienti di dover attendere almeno una settimana. 
«Riusciamo ancora a resistere, ma abbiamo scorte per arrivare fino a giovedì (domani ndr) - racconta Augusto Luciani, presidente di Federfarma Umbria - non ci sono i rifornimenti annunciati dal commissario straordinario. Anche alcune aziende umbre hanno avviato la produzione di mascherine secondo i parametri previsti dall’Istituto superiore di Sanità e confidiamo presto di poterci rifornire da loro per andare oltre questa fase di difficoltà».
Stanno invece arrivando a destinazione le 150mila mascherine che la Regione ha deciso di distribuire agli over 65 e alle fasce deboli della popolazione. I dispositivi sono partiti domenica dal Centro di protezione civile regionale, destinati ai Comuni che si stanno occupando della consegna.
I TAMPONI
La convivenza con il virus impone anche la necessità di svolgere test e tamponi a ritmo serrato allo scopo di “sorvegliare” il virus. Ieri la Regione ha fissato le regole per l’esecuzione dei test sierologici nei laboratori privati: servirà la prescrizione del medico di famiglia, le strutture dovranno attenersi a prescrizioni molto rigide e sarà decisivo il consenso informato per l’esecuzione del test e la trasmissione dei risultati alla Asl.
Serviranno pure tamponi, tanti, nei prossimi giorni. Il Dipartimento di Protezione civile nazionale ha stabilito di poterne pagare 10mila a settimana per l’Umbria. Tanti ma non tantissimi, considerando che l’intenzione della Regione è di svolgere almeno 2mila tamponi al giorno.
CHI RIENTRA
Ieri sono state fissate pure le regole per chi rientra o è rientrato in Umbria a partire dalla giornata di lunedì. L’indicazione è di avvisare le Asl via mail (prevenzione@uslumbria1.it per il comprensorio perugino e l’Alto Tevere; prevenzione@uslumbria2.it per la provincia di Terni e il Folignate). Il distretto sanitario di riferimento metterà a disposizione, se ritenuto necessario, test sierologici e tamponi e dove ritenuto opportuno prescriverà anche l’isolamento a casa. «Tracciatura dei contatti e test sono gli elementi decisivi per affrontare la Fase 2 contenendo sempre di più la propagazione dell’infezione prodotta dal Covid-19», rimarca la direzione regionale alla Sanità.
© RIPRODUZIONE RISERVATA