«C'è lavoro, ma i giovani fuggono». In nove anni 1.800 laureati hanno lasciato la regione

I giovani scoraggiati sono al 14,4%, dato sotto la media nazionale. Se nel gruppo di comando c'è un under 40 le imprese crescono di più

Studenti all'università
di Fabio Nucci
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Venerdì 6 Ottobre 2023, 06:55

Non solo tecnologia e digitale. Le risorse umane restano un punto centrale nello sviluppo delle imprese umbre ma tale urgenza stride con alcune evidenze legate a giovani laureati in fuga dalla regione da una parte, e al difficile reperimento di figure professionali adeguate ai profili cercati dalle aziende, dall’altra. L’Umbria tuttavia, come conferma un’analisi della Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, riesce a motivare più di altri territori gli under 29 “scoraggiati” la cui percentuale è cinque punti sotto il dato medio nazionale.
Dal 2019 al 2022 il grado di difficoltà nel reperimento di personale in entrata da parte delle imprese, in Umbria è passato dal 31,1 al 46,3%, secondo il dato elaborato dal centro studi del gruppo bancario. Rispetto a quattro anni fa è peggiorata in particolare la ricerca di operai specializzati e dirigenti che in un caso su due sono considerati di “difficile entrata”. Per gli economisti Sara Giusti e Giovanni Foresti i motivi vanno ricercata almeno in tre cause: trend demografico, presenza di Neet (under 29 che non studiano, non cercano lavoro né si formano) e “brain drain”. Al riguardo, un’elaborazione di Intesa Sanpaolo su dati Istat indica che in Italia il saldo tra rimpatri ed espatri di laureati di età compresa tra 25 e 34 anni sfiora le 80mila unità. «Dal 2012 al 2021, l’Umbria ha perso circa 1.100 laureati (italiani, ndr) che si sono mossi verso l’estero, 648 verso altre regioni», spiegano i due economisti della Direzione studi e ricerche del gruppo bancario. In tutto quasi 1.800 under 34 formatisi qui e poi partiti. Anche per evitare di alimentare il limbo degli scoraggiati che in Umbria sono rilevati al 14,4% contro il 19% in Italia, il dato più alto in Ue, secondo Eurostat.
La questione giovani resta aperta nel mondo delle imprese anche sotto un altro profilo, considerando le viscosità ma anche i benefici derivanti dal passaggio generazionale. Infatti, le realtà che contano under 40 nel board garantiscono più crescita e più attenzione verso innovazione e green. Le imprese con almeno una certificazione ambientale sono l’8,6%, ma il dato sale al 15,1% se nel CdA c’è un giovane; quelle con almeno un brevetto sono il 2,2% ma il dato sale al 3,3% se al comando ci sono under 40. Stessa dinamica nel fatturato: se il gruppo dirigente conta almeno un giovane, dal 2019 al 2022 si rileva una crescita del 9,2% viceversa, con board “over”, il dato si ferma al 6,1%. Secondo l’elaborazione operata su dati Cerved e Isid, in Umbria un’impresa manifatturiera su cinque nel 2022 aveva un gruppo dirigente “over” (18,9% in Italia). La percentuale relativa agli under 40 nel board (11,8) pone l’Umbria in coda alla classifica e sotto la media del Paese (13%).
Non è un caso che con tecnologie green e digitalizzazione, l’investimento in risorse umane sia visto come prioritario per sostenere la crescita economica e guardare con sempre maggiore cognizione di causa ai mercati esteri. «Gli scenari futuri di crescita economica dell’Umbria dipenderanno dalla capacità delle imprese di innovare e diversificare la loro produzione e di andare verso mercati internazionali», sostiene Carlo Pacifici, consigliere delegato al Credito e finanza di Confindustria Umbria.

Per il quale si tratta di agire anche sul versante attrattività del territorio in termini di investimenti ma la questione è aperta anche sul versante personale. «Su digitalizzazione, innovazione e risorse umane – osserva Tito Nocentini, Direttore regionale Toscana e Umbria Intesa Sanpaolo – il gruppo bancario offre agli imprenditori varie linee di credito. Energia, sostenibilità e filiere, inoltre, sono linee di intervento che condividiamo da tempo con Confindustria, in un costante dialogo con le imprese del territorio per recepirne le esigenze e accompagnare scelte virtuose verso obiettivi ESG».

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