Autofocus: la dura legge
del dosso stradale

Ruggero Campi
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Mercoledì 6 Gennaio 2016, 21:45
PERUGIA - Spuntati come funghi nelle nostre città, ormai fanno parte degli arredi urbani al pari di rotatorie, panettoni, cartelli indicatori, panchine, aiuole, lampioni e cestini. Invocati da alcuni, stramaledetti da altri, e talvolta all'atto pratico detestati proprio da quelli che li avevano voluti, non godono di vita facile. Parliamo dei dossi artificiali, e dei loro parenti stretti, ovvero gli attraversamenti pedonali rialzati. Il Codice della Strada disciplina puntigliosamente primi e si disinteressa dei secondi che, a ben vedere, costituiscono per l'automobilista un po’ la stessa cosa, ovvero una sorta di “ostacolo”, superabile certo, ma diminuendo la velocità. Per l'automobile che non decelera (vuoi per colpevole distrazione, vuoi perché dosso o attraversamento non sono né visibili né segnalati) sono scossoni o danni, per il motociclista o per il ciclista le conseguenze possono essere molto più serie. I dossi, secondo il CdS “possono essere posti in opera solo su strade residenziali, nei parchi pubblici e privati, nei residence, ecc.; possono essere installati in serie e devono essere presegnalati.

Ne è vietato l'impiego sulle strade che costituiscono itinerari preferenziali dei veicoli normalmente impiegati per servizi di soccorso o di pronto intervento.” Sul concetto di “strada residenziale” si sono aperte infinite questioni, ma alla fine, in buona sostanza, sono quelle che i Comuni ritengono tali. Per il resto, il Codice della Strada stabilisce con molta precisione la loro altezza massima (mai comunque oltre i 7 centimetri) ovviamente collegata ai limiti di velocità vigenti in quel punto e i materiali (di solito gomma o plastica) con i quali debbono essere fabbricati. Gli attraversamenti pedonali rialzati configurano una vera e propria modifica del profilo longitudinale delle strade (possono essere tra l’altro molto più alti dei dossi) e al loro proposito Codice della Strada tace, anche se (implicitamente) le direttive del Ministero li trattano un po' come dei dossi. Dovrà essere l'Ente proprietario della strada a fare un’attenta valutazione tecnica sull’opportunità di realizzarle, “scegliendo materiali idonei, e garantendo la percorribilità della strada e le minime condizioni di scavalcamento, in relazione all’altezza del rialzamento e alla lunghezza delle rampe, con riguardo anche per le vetture a carenatura bassa.” Per i dossi è vietata dal Codice della Strada, mentre per gli attraversamenti rialzati sconsigliata, la realizzazione lungo la viabilità principale, i percorsi degli autobus e in vicinanza di ospedali o sede di Forze di Polizia. Chi protesta dice che non servono, che sono rumorosi, che lo stop and go aumenta l’inquinamento, che si perdono vite umane perché le ambulanze hanno dovuto rallentare (!), che sono migliori altre soluzioni, come i semafori, o i segnalatori di velocità o i maggiori controlli. I casi di decesso per incidenti stradali aumentano proprio nelle città e diminuiscono fuori dei centri urbani, dunque il discorso della velocità e della sicurezza dei pedoni va affrontato e subito. I semafori peggiorano la fluidità del traffico, i segnalatori luminosi del tipo “80km/h! 5 punti in meno sulla patente!” non sono un gran deterrente, diciamocelo. I vigili urbani non si possono moltiplicare per incanto. In tutta Europa esistono dossi, dissuasori, attraversamenti rialzati, cuscini berlinesi (quelli quadrati, non estesi a tutta la larghezza della carreggiata, per la gioia delle due ruote).

E allora facciamocene una ragione e comportiamoci di conseguenza. I punti irrinunciabili sono quelli della segnalazione che deve essere tempestiva, chiara e visibile e della costruzione a regola d'arte. Pretendiamo che siano messi dove servano e dove non siano pericolosi (sì perché in Italia se ne sono visti dopo una curva e non segnalati). E, last but not least, attenzione alle asfaltature. Per realizzare il dosso o l’attraversamento sono necessari un’ordinanza , delle planimetrie, un calcolo preciso delle sezioni longitudinali e trasversali, insomma un progetto studiato da tecnici, con dei costi non trascurabili di progettazione, messa in opera e segnaletica. Allora vediamo di non buttare via le risorse pubbliche con una bella asfaltatura tutt'intorno che cancelli i dislivelli professionalmente costruiti: recentemente su alcune strade di Perugia è accaduto e a tutti resta la curiosità se la eliminazione dei dislivelli sia stata o meno consapevole, vale a dire se la pratica tecnico amministrativa ha seguito lo stesso percorso (a ritroso) di quello richiesto per la realizzazione preziosissimo dosso. Una cosa è certa, però, alla domanda se i dossi sono censiti il competente Ufficio Comunale ha risposto di no: se dunque una opera pubblica non esiste evidentemente nemmeno può scomparire. O per lo meno (burocraticamente parlando) nessuno si accorge!
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