Aimone Romizi: «Stasera sarà una
vera festa». Il Frontone è sold-out

Aimone Romizi: «Stasera sarà una vera festa». Il Frontone è sold-out
di Michele Bellucci
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Sabato 14 Settembre 2019, 10:01
PERUGIA - “Che tour incredibile! E questo sarà il finale di tour più bello che c’è”. A sostenerlo sono i perugini Fast Animals and Slow Kids, acclamata rock band che questa sera, sabato 14, ai Giardini del Frontone accenderà gli amplificatori per l’ultimo capitolo del loro tour estivo “Animali notturni”. Un sold-out che lascia presagire si tratterà di una notte memorabile, con tanti ospiti che saliranno sul palco insieme alla band umbra: gli amici Andrea Appino degli Zen Circus e Lodo Guenzi de Lo Stato Sociale, che si esibiranno con i FASK in alcuni momenti del live, nonché Mömi, Fab Mayday, Lagoona e Alpaca che alle 20.00 scalderanno il pubblico come apertura.

I Fast Animals and Slow Kids negli ultimi 10 anni hanno portato il nome della città in giro per l’Italia attirando a loro un pubblico sempre più ampio; “Perugia nel corso degli anni ci ha dato tantissimo, questo concerto sarà il nostro modo per ringraziarla” hanno scritto sulla loro pagina Facebook, “Perugia è la nostra città, lo urliamo ad ogni concerto da quando abbiamo iniziato a suonare ed ogni volta lo urliamo un po' più forte”. Questo live nel cuore del centro storico sarà per Aimone Romizi, Alessandro Guercini, Alessio Mingoli e Jacopo Gigliotti una sorta di “ritorno a casa”, una vera festa per celebrare il loro successo e soprattutto il legame con le proprie origini.

Aimone Romizi, cosa significa per voi suonare al Frontone?
E’ qualcosa che abbiamo sempre desiderato, è il posto dove i FASK avrebbero sempre voluto suonare. Da quando poco meno di dieci anni fa saremmo dovuti salire sul palco come gruppo spalla di Teatro degli Orrori e Zù. Ricordo che aveva piovuto e quindi annullarono la nostra esibizione. A quel punto montammo gli amplificatori sulla ghiaia a lato del palco e suonammo lo stesso. Pierpaolo Capovilla ci vide e ci propose di esibirci prima di loro al Circolo degli Artisti di Roma qualche giorno dopo. Ora sarà un’enorme soddisfazione suonarci di nuovo.

Tra l’altro con un “tutto-esaurito”…
Già, il posto è grande ma ci sarà davvero tanta gente.

Dopo dieci anni cosa è cambiato?
Da un lato inizio a far più caso a certe cose, per esempio non ho più quel sentore di terrore per la serie “oddio, che cosa succederà ora?”. In effetti in questi anni ho visto passare tante cose: band immense decadere e i primi concerti di progetti musicali piccolissimi che poi sono diventati enormi.

Con quale umore salirete sul palco?
Sappiamo che sarà una festa e vorrei semplicemente sentirmi contornato da amici, per vivere quella serata senza ansie. Parlo degli amici che ci vedevano al Rock Castle o al Centro dentro, che sabato saranno tra 3000 persone che cantano i nostri pezzi. Ci sarà anche gente come mio papà o magari quegli amici che conosci da quando sei bambino. Vorrei dirgli "una volta venivate ad ascoltarmi perché ve lo chiedevo per favore!”. Ora vorrei in qualche modo ringraziarli e ammetto: ho meno paura di esibirmi davanti a 8000 persone in un posto come Bologna, perché ho lavorato per arrivarci preparato, invece che a Perugia, perché qui la percentuale di casualità salirà al massimo...

Del resto siete abituati a prendervi dei rischi…
In questo periodo in cui la pressione è stata tanta, abbiamo ragionato sul percorso fatto finora e ci siamo resi conto che la nostra fortuna è stata fare solo quello che piaceva a noi, anche quando andavamo incontro a grossi rischi. L’abbiamo fatto senza scendere a compromessi.

La musica che ruolo ha nella tua vita?
Per me è la vita! Il centro di tutto. Per qualcuno è solo intrattenimento, per me no di certo. Penso che la bellezza della musica sia in parte dovuta al fatto che per quanto tu possa diventare più esperto, se cambi qualche elemento ti ritrovi di nuovo sul ciglio del burrone. Mantiene sempre la sua magia.

Conta tanto anche Perugia?
Sì, sicuramente. Se tutto è andato bene è anche perché continuiamo ad essere “perugini DOC”, soprattutto nelle nostre vite private. Per dire: quello che fai conta fino a un certo punto, resti comunque libero di essere te stesso, prima che musicista.

Tra voi quattro come vanno i rapporti?
Ci sentiamo molto fortunati, perché non sentiamo la stanchezza di stare insieme. Gli altri della band sono tra le persone più intelligenti che io abbia mai conosciuto. Capiamo reciprocamente i limiti degli altri e abbiamo trovato un equilibrio, quello tipico dell'amicizia. La verità è che neanche saprei immaginarmi come solista! La differenza rispetto a prima è che ora lo facciamo puntando più in alto possibile, pensando di poter fare cose come “il Boss” o i REM!

Quindi continuate a essere molto legati anche fuori dal palco?
Decisamente sì. Io sono pieno di fidanzate... si chiamano Alessandro, Alessio e Jacopo!

L’hai spiegato anche alla tua vera fidanzata?
Sì, certamente. Per fortuna ha capito e accettato!

E’ questo il vostro segreto?
Da una parte proviamo così tanto gusto a suonare insieme che nella bilancia vincono sempre l’amicizia e la musica su tutto il resto. Credo che spesso le band finiscono perché si danneggia proprio questo equilibrio. Tra noi vige quel che definiamo il “patto REM”: la band statunitense dichiarò che tutto ciò che derivava dai REM sarebbe stato diviso tra ogni membro del gruppo. Qualsiasi cosa, anche se a farla non erano tutti i membri della band, sarebbe stata divisa tra tutti. Anche per noi è così e questo riequilibra ogni possibile tensione. Siamo burocratici da morire, perché prima di prendere una decisione ne parliamo tante volte, a volte troppe forse. Ci troviamo a discutere per ore su una sola parola che potrebbe finire in un nostro testo.

Ci puoi fare un esempio?
Beh, ci stavamo per sciogliere per decidere se usare o meno la parola "crusca”! Alla fine ci è andata.

Cosa è fondamentale in una canzone?
Se una canzone ha una vera anima, in qualsiasi salsa tu la proponga, rimane potente e ti mette in contatto con le persone. E' una cosa davvero magica, non saprei definirla con altre parole. Posso dire che dal palco si percepisce nettamente.

E’ anche per questo che avete iniziato a fare dei concerti in acustico?
Quest'anno abbiamo proposto più volte la formula unplugged, riarrangiando con molta cura in forma acustica i brani di questo disco. Mi inizia a piacere e inizio a capirne una potenza di fondo. Devo ammettere che è estremamente stressante per me esibirsi così perché molto si regge sulla voce, mentre in un contest più rock l'orchestralità della band si sviluppa attraverso tutti gli strumenti. Lo ammetto, un po' mi mette l'ansia ma è anche bellissimo.
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