A Orvieto chiude lo storico negozio Perali. Dal 1830, dalla ferramenta allo sport, un pezzo di vita orvietana

A Orvieto chiude lo storico negozio Perali. Dal 1830, dalla ferramenta allo sport, un pezzo di vita orvietana
di Monica Riccio
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Lunedì 5 Luglio 2021, 11:50

Via del Duomo, a Orvieto, da oggi è un po' più vuota. Ha chiuso infatti qualche giorno fa per l'ultima volta la saracinesca lo storico negozio Perali, all'anagrafe ditta “Perali Pietro” di Perali Cesare e Carlo, al secolo "Perali Sport" per tutti. I fratelli Cesare e Carlo, 75 e 78 anni portati benissimo, hanno deciso di fermarsi qui. E così via Duomo perde un altro pezzetto di storia, di quella storia fatta di piccole e grandi quotidianità, di botteghe che oltre al commercio erano veri e propri punti di ritrovo, dove si parlava del più e del meno, della politica, dello sport, della città e si andava avanti vivendo giorno dopo giorno tessendo piccoli sprazzi di vita orvietana.

Oggi però il peso degli anni, degli adempimenti fiscali, la concorrenza di grandi catene e di colossi on line, e magari anche l'impossibilità di un passaggio di consegne alle nuove generazioni che però hanno legittimamente altri obiettivi, ed ecco che la serranda si abbassa. Con grande rammarico ma a testa più che alta. La ditta Perali solo nel recente passato ha cominciato ad occuparsi di sport, di abbigliamento sportivo, con particolare dedizione e competenza nella coltelleria da collezionismo ed artigianale in vasta gamma: coltellini svizzeri, siciliani, e di altro genere.

Ma l'attività commerciale della famiglia Perali nasce come deposito di ferro ed acciaio nel lontano 1830 con Gaetano che operava anche come fornitore per lo Stato Pontificio di stendardi per la festa della Madonna Assunta. Un documento molto antico infatti, oggi è ancora presente nell’ufficio del negozio, si tratta di una ricevuta del 1889 che attesta l’avvenuto incasso per 42 lire (vecchio conio monetario italiano) per “ badili, lastre in ghisa e croci in ferro“.

Successivamente l’esercizio commerciale è tramutato in armeria e ferramenta con il figlio Pietro che comincia a far crescere la ditta di famiglia con varie sedi tra cui una fonderia allo Scalo. Da Pietro l'attività di famiglia passa ai figli Pierino, Ezio e Luigi, ma è Pierino quello che se ne occupa maggiormente.

Nel 1985 l'attività passa ai figli Cesare e Carlo i quali, a dire la verità, avevano tutt'altre ambizioni: l'uno aveva studiato da geometra e l'altro voleva fare il carabiniere. Ma la ditta di famiglia chiamava e loro come tutti i loro avi erano lì, pronti e sorridenti dietro al bancone. Si deve dunque a loro il cambio di merceologia del negozio che diventa il punto preferito degli sportivi orvietani. Ma soprattutto diventa il vero e proprio “salottino” di via Duomo con la mitica panchina che nel tempo ha assistito a tanti discorsi, specchio di una vita che scorreva lì fuori e che spesso si fermava a fare due chiacchiere, memoria di una comunità, di evoluzioni economiche, sociali e culturali.

I fratelli Perali ne avrebbero si da raccontare, su tutte quella volta che insieme a Fabrizio Cortoni, che allora in via Duomo vendeva elettrodomestici, al mitico podista Romolo Pelliccia, e ai fratelli Batalocco che allora vendevano alimentari proprio accanto, organizzarono una visione collegiale del Mondiale di Calcio Usa '94, un televisore, una via, le sedie portate da casa. Altri tempi, altre storie.

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