Zelensky sarà a Sanremo soltanto con una lettera, l’annuncio della Rai a sorpresa: «L'ha voluto Kiev»

Un modo per stemperare le tensioni? Un consigliere del Capo dello Stato conferma la versione dell’emittente

Zelensky sarà a Sanremo soltanto con una lettera, l annuncio della Rai a sorpresa: «È stata la stessa ambasciata di Kiev a volerlo»
di Francesco Bechis
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Lunedì 6 Febbraio 2023, 13:01 - Ultimo aggiornamento: 7 Febbraio, 10:49

Zelensky sì, no, nì. L’Ariston ascolterà il messaggio del presidente ucraino. Ma non lo vedrà in video. Sanremo, conferenza stampa della vigilia. È il direttore dell’Intrattenimento Rai Prime time Stefano Coletta a dare l’annuncio a sorpresa: sabato sera, durante la finale, Amadeus si limiterà a leggere una lettera del leader ucraino. «Nel pomeriggio del 2 febbraio l’ambasciatore Melnyk ci ha risposto che il presidente avrebbe preferito inviare un testo», spiega il dirigente Rai. «Lo leggerò in ucraino, lingua che conosco perfettamente», scherza invece il direttore artistico. Tentando di smorzare la tensione intorno a un caso che da settimane fa discutere politica e mondo dello spettacolo e promette di spingersi oltre. 

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IL FRONTE
 

Sabato mattina, davanti al teatro, scenderà in piazza il fronte anti-bellicista in protesta contro l’appello inviato da Kiev, «video o scritto non fa differenza», tuonano gli organizzatori.

Dall’Ariston Amadeus fa il pompiere. «È molto romantico avere una lettera e poterla leggere - spiega il conduttore, da stasera al timone del Festival per il quarto anno consecutivo - si è parlato molto di questo intervento: il desiderio del presidente ucraino era di esserci, ma non aveva detto: «Sarò in presenza o in videomessaggio».
 

Caso chiuso? Non proprio. A rattizzare i carboni ci pensa con impeccabile tempismo Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo. «Zelensky non realizzerà un videomessaggio al Festival di Sanremo, ma invierà il testo. Beh non lo so, avrebbe anche potuto vincere questo concorso con un rap» è la sferzata via Telegram della funzionaria più vicina a Vladimir Putin. A Mosca, dove il Festival della canzone italiana è cult, il “caso-Zelensky” a Sanremo è già pane per la propaganda. A Roma, nel frattempo, si allarga la schiera di chi legge nel cambio programma un dietrofront cercato e ottenuto. Un compromesso all’italiana. Tant’è che la polemica divampa, di nuovo. Durissimo Pier Ferdinando Casini, senatore del Pd e già presidente della Camera. «A seguito della singolare decisione di leggere a Sanremo un messaggio di Zelensky, ma di non accettare un suo video messaggio, la Rai è riuscita nella singolare impresa di essere ridicolizzata anche dal portavoce del ministero degli Affari esteri russo». Perfino Carlo Calenda, scettico sull’accoppiata Festival-Ucraina, si aggiunge al coro: «Nel momento in cui dici che lo vuoi a Sanremo, non ti metti poi a fare la censura al presidente di un Paese in guerra», chiosa il leader di Azione con lo sguardo a viale Mazzini. 
 

In serata, la tv pubblica torna a mettere i puntini sulle i. «Non corrisponde al vero che la Rai si è rifiutata di mandare in onda un suo video - recita una nota - al contrario, la Rai si è sempre dichiarata disponibile a raccogliere un intervento in forma video o audio». Insomma, la decisione è arrivata da parte ucraina. Perché? Zelensky si è irritato per il polverone italiano? Il dubbio ieri pomeriggio serpeggiava tra esponenti della maggioranza e dirigenti Rai, a partire dai membri del Cda impegnati in una girandola di telefonate. Un messaggio scritto al posto del video? «Lo apprendo anche io dai media stamane» ammette candidamente il consigliere Riccardo Laganà.
 

MEDIA
 

La diplomazia ucraina, anche se non ufficialmente, conferma la versione Rai. Da Kiev traspare comunque una certa irritazione per il can-can mediatico che l’intervento di Zelensky - immaginato a margine di una sua recente intervista con Bruno Vespa - ha scatenato nelle scorse settimane. «Una polemica surreale», la definisce un consigliere del presidente interpellato dal Messaggero, «abbiamo altro cui pensare». 

Il palco dell’Ariston e il maxi-share del Festival - il presidente ucraino lo sa - sono un’occasione unica per permettere alla causa del Paese aggredito di bucare lo schermo e risvegliare un’opinione pubblica sonnecchiante di fronte alla guerra. Ma lo sguardo di Zelensky in questi giorni è rivolto altrove. Alla visita in programma (salvo imprevisti) il 9 febbraio a Bruxelles, di fronte al Parlamento europeo per perorare in persona l’adesione Ue e accelerare gli aiuti militari. E poi, questo sì, al viaggio a Kiev della premier Giorgia Meloni, che potrebbe cadere nei giorni precedenti l’anniversario della guerra, il 24 febbraio. Sanremo? Può aspettare. Dopotutto il messaggio arriverà a destinazione. E senza alcuna censura, assicura in conferenza stampa Coletta: «Sorrido all’idea di un dirigente Rai che possa censurare un presidente».

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