Sei Nazioni, un tesoro inestimabile nato nel 1883

Sei Nazioni, un tesoro inestimabile nato nel 1883
di Paolo Ricci Bitti
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Lunedì 1 Febbraio 2016, 10:19 - Ultimo aggiornamento: 10:51

E' come la pesca in parrocchia: si vince sempre. E parecchio. L'ultimo posto nel Torneo delle Sei Nazioni vale adesso un bonus di almeno un milione di sterline e non crediate che stiamo pensando all'Italia perché aggiungiamo subito il premio per chi vince il Championship facendo anche il Grand Slam (tutte vittorie): 4,5 milioni. Pur con una congiuntura economica europea non entusiasmante, il Sei Nazioni continua a macinare formidabili profitti di cui gode anche l'Italia nonostante i risultati tecnici siano ancora relativi: 12 vittorie e un pareggio nelle 80 partite delle sedici edizioni sin qui disputate. Alle fine per la Federugby il torneo (mettendoci anche diritti televisivi, biglietteria dell'Olimpico sempre affollato, marchandising e villaggio terzo tempo), vale almeno 15 milioni di euro: garantiti, ogni anno, puntualissimi, come il più sicuro dei titoli di stato. Un terzo del bilancio federale, insomma.
Anche perché l'ingresso nel Torneo nato nel 1883 continua a calamitare sponsor che senza di esso non punterebbero certo sulla palla ovale. E l'indotto per le città ospitanti? Vale quasi 500 milioni di sterline con Roma che si ritrova per ogni partita almeno 25 milioni di euro senza spenderne uno di ordine pubblico.
«Siamo molto soddisfatti dell'assetto del Torneo - ha detto il ceo John Feehan - e non è all'orizzonte alcuna variazione, anche perché non è fra i nostri obiettivi il miglioramento dei movimenti di altre nazioni che comunque ci auguriamo». Con tanti saluti a chi a ogni vigilia invoca sfregi alla tradizione indicando meccanismi di promozione o retrocessione per coinvolgere magari la Georgia o la Romania. Meccanismi che l'anno scorso avrebbero riguardato gli ultimi classificati, gli scozzesi. Figuriamoci.

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