Serie A, si riparte... covid permettendo

Serie A, si riparte... covid permettendo
di Andrea Sorrentino
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Lunedì 3 Gennaio 2022, 00:19 - Ultimo aggiornamento: 00:47

Omicron come obbligo, o come oscura ripartenza. L’obbligo riguarda i 29 piccoli indiani della serie A, appena diventati 28 finché non ne rimarrà nessuno, ossia i giocatori non ancora vaccinati che però entro il 10 gennaio saranno costretti a farlo, altrimenti in ossequio alla legge italiana non potranno più giocare né allenarsi: c’è già uno di loro che protesta per la violazione dei “diritti umani”. L’oscurità riguarda le prospettive del campionato, che scatta fra tre giorni col girone di ritorno, mentre non si può dire che il mercato impazzi ma insomma sarà presente per tutto il mese, e tra mille incognite dovute al proliferare di casi Covid. Sembra quasi si rimetta tutto in gioco con l’uccellaccio della variante Omicron a gravare sul tutto, si teme che possano essere rinviate diverse partite e che venga falsato il cammino di tanti. 

PROGRAMMA
Per la prima volta c’è il calendario asimmetrico quindi partite non allineate con l’andata, per la prima volta ecco due turni di campionato a distanza di 72 ore (6 e 9 gennaio) che saranno giocati in un giorno solo, cinque finestre da due partite l’una, orari 12.30, 14.30, 16.30, 18.30 e 20.45. Si riparte col botto, peccato che gli stadi tornino alla capienza del 50%, con quattro partite da leccarsi i baffi tra Befana e domenica 9, per mettere alla prova soprattutto le ambizioni di Roma e Juventus, duramente provate da questo calendario di inizio 2022: vedremo in rapida successione Milan-Roma e Juve-Napoli, Roma-Juve e Inter-Lazio, qualcuno forse ne uscirà vivo, poi domenica 16 ecco Atalanta-Inter. E intanto la ripresa della Coppa Italia, che da quest’anno si chiamerebbe Frecciarossa, con gli ottavi tra 12 e 20 gennaio (una sola superstite dalla serie B, dopo il dimezzamento delle partecipanti: il Lecce, che sfiderà la Roma), ma il 12 c’è anche la Supercoppa italiana, ieri il Consiglio di Lega calcio lo ha confermato: Inter-Juventus si giocherà regolarmente a San Siro (anche se in origine si sarebbe dovuto farlo a Riad), insomma i bianconeri avranno tre partite micidiali in sei giorni, a complicare sommamente i sogni di rientro tra le prime.

Si era cercato di rinviarla, la Supercoppa, sia per evitare il calo dell’incasso per la capienza ridotta a metà, sia perché si paventano nuovi casi Covid che potrebbero fiaccare le rose. E non solo in Inter-Juventus. Per dire, il Napoli oggi farebbe fatica a mettere in campo tredici giocatori.

LIEVITANO
Al momento in serie A le uniche squadre che non hanno annunciato casi di positività sono Lazio, Milan e Udinese. Nelle altre, tra giocatori e staff, siamo a oltre 50 casi, più qualcuno in quarantena domiciliare. Tra i più illustri ammalati Chellini, Dzeko, Osimhen, Lozano, Arthur, tra gli allenatori Shevchenko, più vari ed eventuali, alcuni anonimi per motivi di privacy. Nandez del Cagliari è sia positivo al Covid, sia inseguito da un mandato di cattura in Uruguay, per violenze nei confronti dell’ex compagna. Persino Leo Messi, per andare in casa d’altri, è positivo: rimane in Argentina e non può raggiungere il Psg. 

ANONIMI
I più protetti dall’anonimato, e mica solo in Italia, sono il manipolo di giocatori non vaccinati, uno anche nella Roma e di primo piano, che i club stanno cercando di convincere-costringere a farsi la puntura. Al Bologna ne hanno tre, e hanno già bucato le difese di Nicola Sansone, obbligato alla prima dose, al punto che il giocatore ha tuonato (via social): «Viviamo in un mondo di m… dove i diritti umani non contano un c... non esiste più la libertà di scelta». Si prevedono giorni caldi, mossi, nervosi, in tutta la serie A. Forse solo le Asl, cioè Omicron e le sue conseguenze, possono rimettere in discussione gerarchie che sembrano già sbozzate, come la superiorità assoluta dell’Inter, le ambizioni di Milan e Napoli, l’Atalanta in scia. Magari ci può essere spazio per qualche sorpresa d’inverno: Juve, Roma e Lazio ci sperano. Tutto può accadere. La notte di Capodanno, Roma era avvolta da una nebbia inusitata, molto padana. Fosse latrice di buone sorte calcistica, diciamo alla milanese, sarebbe la benvenuta. 

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