La Roma è prigioniera a Trigoria: ogni decisione viene presa all'estero

Pallotta
di Ugo Trani
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Martedì 2 Aprile 2019, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 09:38
L’interrogativo è la nuvola nera fantozziana che oscura Trigoria. C’è, comunque, poco da ridere: la domanda, più che legittima, inquieta la piazza. Che vuole sapere chi sta preparando la rifondazione per azzerare questa stagione fallimentare. Informalmente, però, la risposta c’è, anche se di fatto non si vede. Perché la Roma, fuori da ogni competizione a 9 giornate dal traguardo e ancora senza il nuovo ds che deve indicare l’erede di Ranieri, è ormai condizionata nella vita quotidiana da chi vive all’estero e non nella Capitale. Pallotta da Boston ufficializza la scelta dopo aver ascoltato il suggeritore, da Londra o Città del Capo, cioè Baldini. Accade così da anni. Le dimissioni di Sabatini prima e Monchi poi, convinti di avere i pieni poteri, sono state causate proprio dagli interventi esterni che spesso hanno ostacolato o rallentato qualsiasi loro mossa. Sul mercato e non solo. Il presidente, pensandola diversamente, si è invece pentito di aver lasciato loro eccessiva autonomia.

SPACCATURA INTERNA
«Trigoria non ha bisogno di accogliere il Messia». La frase viene sussurrata da giorni nei corridoi di Trigoria e nella sede della società all’Eur. Il riferimento a Campos, il ds del Lille che Baldini ha presentato a Pallotta. Il palmarés del possibile successore di Monchi interessa niente o quasi alla tifoseria, subito disorientata dal biglietto da visita mostrato da Campos sul canale Youtube di Telefoot: gli piace l’Inno della Lazio che considera «il migliore d’Europa» e definisce «straordinaria la Curva Nord». Ma la questione non è solo ambientale. Il management italiano è contrario ad accogliere l’ennesimo plenipotenziario. E punta sulla conferma di Massara, affiancato da Totti, oppure sulla soluzione meno ingombrante che sarebbe l’assunzione di Petrachi, attuale ds del Torino. Pronto il compromessoo: Campos in coppia con Massara. Esterno il primo, cioè al lavoro dall’estero, interno l’altro, quindi presente su piazza. Campos, intanto, spinge in panchina il motivatore Jardim. Petrachi, invece, tiene in corsa l’amico Conte, già dato per sicuro all’Inter. Il perplesso Gasperini resta d’attualità, anche se l’Atalanta, due settimane fa, ha chiarito a Massara che non intende liberarlo. Sarri è il jolly di Baldini.

ALL-IN DELL’EX CAPITANO
Pallotta, intanto, svicola sul compito da assegnare a Totti che ha appena ricevuto la proposta di diventare testimonial del mondiale in Qatar. L’ex capitano, però, è uscito allo scoperto domenica pomeriggio in diretta tv. «Se avrò un rupo più importante, cambierò qualcosa». Ma i suoi 2 input, ricevendo l’incarico di dt accanto al ds Massara, difficilmente verranno accolti: 1) stop alla collaborazione di Baldini; 2) più giocatori pronti e meno giovani, per essere subito competitivi. Il presidente è contrario. La strategia della proprietà Usa resta la stessa: Baldini propone il candidato, Zecca prepara il dossier sul nome e Pallotta decide se va bene. Il Ceo Fienga, a Trigoria, deve mediare tra l’anima straniera e quella italiana. Il vicepresidente esecutivo Baldissoni, proprio perché contrario alle interferenze dall’estero, è stato escluso dall’area tecnica e spostato esclusivamente sulla questione stadio. 

PIAZZA PULITA
Monchi, Di Francesco e 6 dei suoi 7 collaboratori (Tomei, Pierini, Vizoco, Gianmartino, Marini, Romano), il medico Del Vescovo e il capo dei fisioterapisti Stefanini: il repulisti non finisce con l’allontanamento di questi 10 professionisti. Li seguiranno anche il responsabile del settore giovanile Tarantino e gli osservatori Balzaretti e Vallone.
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