Panatta, dal tennis al calcio: «La Roma è un rebus ma mi fido di Mourinho»

Panatta, dal tennis al calcio: «La Roma è un rebus ma mi fido di Mourinho»
di Andrea Sorrentino
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Giovedì 19 Agosto 2021, 07:35 - Ultimo aggiornamento: 20 Agosto, 10:19

Vacanze a Cortina per Adriano Panatta, Roma è lontana (del resto lui ormai vive a Treviso), ma la Roma è sempre vicina, almeno nei pensieri. E nei dubbi: «Mica lo so ancora che idea mi sono fatto, boh. La squadra è un po’ un mistero...». 
Cosa la rende perplesso? In fondo c’è Mourinho, no? 
«A me lui è proprio simpatico. Da sempre. E’ furbo, è uno avanti. Ha allenato le migliori squadre del mondo, ed è un grande motivatore, cosa che nello sport è fondamentale. Però poi bisogna avere i giocatori. E qua non si capisce ancora bene che squadra verrà fuori. Abbiamo perso Dzeko, e ingaggiato questo ragazzo inglese dicono molto forte, Abraham. Poi speriamo che Zaniolo recuperi bene, e un giorno anche Spinazzola, e aspettiamo pure la crescita di Pellegrini. Di Mourinho bisogna augurarsi che sia motivato come un tempo. Non è andato benissimo di recente, ma non aveva squadre forti come quelle che allenava prima. Poi scusi, alla fine che portiere abbiamo preso, che mi è sfuggito?». 
Rui Patricio, quello del Portogallo. 
«Ah ho capito chi è, uno esperto, bene. Comunque la Roma è da prime quattro. Favorite Juve e Inter, le solite. Occhio alla Lazio, che è forte e non da oggi, ed è arrivato Sarri». 
Nel frattempo è da un anno che la Roma ha un presidente, e nessuno l’ha mai sentito parlare. Che ne pensa? 
«Davvero non so nulla di questo Friedkin, impossibile avere notizie. E non so di persone che lo conoscano. Del resto viviamo tempi molto diversi da quando c’erano i Sensi e i Viola, che erano come padri di famiglia. E mica solo a Roma. Perché, i cinesi dell’Inter? O quelli del Milan? Chi sono? Boh. Forse non lo sapremo mai. Poi ci sono questi fondi di investimento, e dietro i fondi ci può essere chiunque».
Intanto il Psg ha soffiato alla Liga il capitano del Real Madrid e quello del Barcellona, mai accaduto nella storia. 
«Eh, lì è certissimo che c’è un presidente con un sacco di soldi, ahah. E’ lo stato del Qatar, no? Quindi può acquistare ciò che vuole. E hanno preso pure Donnarumma, il portiere più forte del mondo. Ora parte riserva ma figuriamoci, giocherà lui. Ormai funziona così, chi ha le risorse per rafforzarsi ne approfitta. Poi l’operazione del Psg si incastra con quella dei Mondiali in Qatar del 2022, è anche una questione di marketing allestire una squadra di fenomeni».
E’ stata un’estate tutta italiana nello sport, ma che è successo secondo lei? 
«Che eravamo bravi e forti, e in più le cose ci sono andate bene. All’Europeo abbiamo vinto semifinale e finale ai rigori, non capita spesso, no? Ma tutto è stato meritato, e Mancini è un grande allenatore, il migliore nel dare tranquillità ai giocatori per farli rendere. Poi la fortuna fa parte della vittoria, infatti non esistono vincitori sfortunati”.
E’ stata l’estate pure di Matteo Berrettini e Camila Giorgi nel tennis. Ma possibile quindi che Matteo abbia giocato una finale da Wimbledon già da infortunato? 
«Eh, è possibile sì. In un torneo lungo 15 giorni lo stress fisico è enorme. E se arrivi in finale acciaccato la devi giocare, a meno che non sia proprio moribondo… Ha perso in 4 set, si è battuto, che gli vuoi dire? Adesso non so come sta, spero sia pronto per Flushing Meadows: se ci arriva in buone condizioni può andare lontano, il cemento di New York è adattissimo a lui. Quanto alla Giorgi, aveva già le potenzialità per vincere tornei: si vede che la maturità le ha dato il giusto equilibrio psicofisico. Lei ha un gioco azzardato e rischioso, ma quando la palla le va dentro è difficile contrastarla». 
Di Sinner abbiamo già detto tutto, no? Lei lo ha criticato per l’assenza ai Giochi. 
«Per carità, non ne parlo più, anche se rimane ciò che ho detto. A New York potrà fare bene, non credo fino a vincere il torneo. Nessuno gli contesta le qualità, è il giovane più promettente del mondo: è già numero 15, mica il 60». 
Le vittorie italiane ai Giochi hanno riproposto il tema dello ius soli. Lei da che parte sta? 
«Sono d’accordo con Giovanni Malagò, bisogna introdurlo e basta.

Nello sport ma anche nella società. Mi sembra una cosa così evidente. Ma che, non capita anche a lei? Io incontro ragazzi di etnia diversa dalla nostra, poi aprono bocca e parlano più romano di me… è una cosa che fa effetto, fa ridere per quanto è buffa. E allora di cosa stiamo parlando, ancora?».

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