LIMITI
Il quinto posto (comunque lo stesso della passata stagione, in questo frangente) è a serio rischio. In una manciata di punti adesso ci sono 7 squadre col fiato sul collo. Un altro passo falso e in classifica si rischia il tracollo. Il problema è che la Lazio non solo non riesce più a difendersi, ma non passa nemmeno all’attacco. Nella classifica cannonieri Immobile rimane (10 centri) in alto, ma non può bastare da solo. Al contrario, una sua giornata no come a Bergamo e la porta si sbircia col binocolo. Così aumentano a 17 le reti fatte in meno dell’anno scorso. Quando segnavano tanto anche e sopratutto Milinkovic e Luis Alberto. Forse gira tutto intorno a questo nodo: senza di loro e Leiva (out da 10 partite) è impossibile ritrovare gli sprint Champions e il gioco. Perché, per quanto ne dica la società, sono evidenti i limiti degli altri componenti della rosa. E senza la spina dorsale dei big è impensabile ripetere il salto. Specie quando poi ti si mette di traverso, nel peggior momento, pure il fato. Perché, dopo la Samp, anche con l’Atalanta poteva esserci un altro epilogo. Invece il Var annulla il gol di Acerbi per un fuorigioco di qualche millimetro.
PRESSIONE
Dopo 12 occasioni e otto tiri, un centro in extremis avrebbe potuto risollevare il morale biancoceleste. Dover però aggrappare le proprie sorti a un lancio lungo disperato diventa triste. La Lazio non ha più idee, non ritrova le trame né le fasce dell’antico 3-5-2. Mancano cross, triangoli, azioni. E non sono mai cattive le conclusioni. Sono 17.5 a partita: i biancocelesti tirano quasi come Juve e Napoli, ma non sono mai cinici. Così si spiegano i 5 gol realizzati nelle ultime 5 giornate, certamente meno dei 6 incassati. Diventano addirittura 6 e 10, aggiungendoci pure le ultime due gare di Coppa. Il paradosso è che Lotito aveva ordinato il ritiro dopo tre pareggi consecutivi (Sassuolo, Milan e Chievo) e il ko di Cipro. I risultati sono peggiori: un 2 a 2 con la Samp e due sconfitte con Eintracht e Atalanta. Perché questa squadra non regge nemmeno la pressione e forse va considerato un boomerang persino quella soluzione. Inzaghi non aiuta dal punto di vista tattico e nemmeno nascondendo la prestazione che tutti hanno visto. Strakosha avrà pure fatto una sola parata (e quasi un autogol coi piedi), ma l’Atalanta è sbucata troppe volte davanti alla porta e, in due occasioni, Acerbi e Radu l’hanno salvata. Oggi bisognerà cominciare a pensare al Cagliari già come ultima spiaggia. Ieri Inzaghi, Peruzzi, Lulic, Leiva e Cataldi erano alla chiesa Cristo Re per l’ultimo saluto a Pulici. Sulla bara c’era la maglia di questa Lazio, dentro va ritrovato il suo eterno spirito.
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