ROMA Fudbaler o futbolista? Milinkovic o Savic? Entrambi dai. Doppio cognome e via, in Spagna si usa così. Il primo del padre, ex calciatore, il secondo della madre, ex giocatrice di basket. Geni educati allo sport, figlio d'arte cresciuto tra tiri liberi e punizioni. Sempre in campo a dar spettacolo, per domani Sergej prepara uno show sulla trequarti. Tutti ad aspettarlo al posto o al fianco di Biglia, Pioli lo prova sulla mattonella di Mauri nel 4-2-3-1. Ovunque sia, Milinkovic-Savic è pronto a esordire dal primo minuto in Europa League e il turnover per Dnipro sembra coinvolgerlo. Ai suoi fianchi la fantasia di Felipe e Kishna, al centro lui dovrà servire il mitra Matri.
In realtà non parliamo certo di un assist-man (appena 2), ma da lì può far male alla Del Piero. Con quell'innato vizio del gol (un totale di 9 su 40 partite). Ha già scaldato il piede la scorsa settimana in Nazionale: doppietta contro la Lituania Under 21 per far capire a Roma chi è. Il migliore dell'ultimo mondiale baby, non certo quel Marcantonio lento e ingolfato del primo mese biancoceleste. Sergej ora mette il turbo ucraino.
IL TALENTO
Genio catalano e indole slava, forse per questo sempre a rischio giallo. Da placare l'irruenza della gioventù (classe '95), ma sul talento non si discute. Anzi la Lazio c'ha messo a caro prezzo la firma: 9 milioni al Genk più le commissioni (intorno al milione) al procuratore Kezman. Fondamentale la sua intermediazione sulla mancata firma di Sergej a Firenze: c'era una promessa da tre mesi alla Lazio. Mantenuta. Eppure adesso ce n'é un'altra da confermare: «Sarà lo Yaya Touré biancoceleste».
Magari. Il fisico è quello, 192 centimetri d'esplosività, più di Pogba e Kondonbia, per intenderci. Dall'alto Milinkovic-Savic guarda tutto con altri occhi, mette paura agli avversari. Ma non è solo questo che Pioli vuole da lui.
LA FAMIGLIA
Cuore diviso a metà, dicevamo, un po' serbo e un po' spagnolo tra rakija e sangria. Nato a Lleida (Catalunya), eppure tifoso sfegatato del Real. Il suo sogno, un giorno, è essere “galactico”. Forse non è un caso che abbia scelto la maglia numero 21, in Italia “esclusiva” dell'idolo Zidane. Cresciuto nel Vojvodina, esploso nel Genk (24 presenze e 5 reti lo scorso anno), Milinkovic-Savic deve ancora sfoggiare alla Lazio i suoi numeri, a ritmo di musica folk. E' legato alle tradizioni e alla famiglia. Vive vicino Formello con la fidanzata, ma il padre è la sua ombra: lo segue e lo consiglia di continuo. Fa lo stesso col fratello minore di proprietà del Man United (Vanja, portiere classe '97 in prestito al Vojvodina) e con la sorellina ginnasta Jana.
LA CRESCITA
Testa alta e tanta tecnica nel Dna, sbirciate il gol contro il Mekelen: tiro a giro all'incrocio dalla trequarti. Da lì ora vuole lanciarlo anche Pioli. Nelle giovanili Sergej è titolare fisso, grazie al suo contributo la nazionale di Paunovic è riuscita a vincere il Mondiale U20 in Nuova Zelanda. Sei gare da titolare, una rete e medaglia d'oro. C'è chi lo vede meglio come cursore, ma è uno che non recupera solo palloni.
Li smista con ottima visione di gioco e impressionante rapidità di pensiero. Anche al Genk aveva iniziato in panchina: dopo 90' col Kortrijk, era già il pupillo di McLeish. In biancoceleste ha collezionato ancora 73 minuti in tre gare, fra campionato e coppa. Neigli ultimi scampoli con l'Udinese, Sergej ha fatto le prove da trequartista. Lì Pioli ha la sua sorpresa in serbo per l'Europa.
Lazio, in Europa League c'è una sorpresa in serbo

di Alberto Abbate
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Mercoledì 16 Settembre 2015, 06:07 - Ultimo aggiornamento: 10:17
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