UMILTÀ
Per farlo però c’è bisogno che la giostra impazzita su cui sono saliti si fermi per un secondo. Deve farlo lo stesso Inzaghi, il tecnico più coccolato della storia recente della Lazio. C’è bisogno che quella punta di presunzioni lasci spazio a l’umiltà e all’amore che fin dall’inizio ha conquistato tutti. Sbagliare dei cambi è umano ma il primo passo è ammettere gli errori e non trincerarsi sempre dietro altro. La fase difensiva è un problema, bisogna correre ai ripari e non metterlo sotto al tappeto del «rischiamo un po’ più del dovuto, ma questo è il calcio che piace a me e alla squadra».
INSIEME
«Daje mister» è l’urlo dei tifosi che si aggrappano a lui per ribaltare quel destino che si è divertito un po’ troppo ultimamente. I giocatori hanno un “debito” da saldare con i 1500 che giovedì erano a Salisburgo. Isterismi, paure, spocchia e fenomenite devono lasciar spazio all’unione. Solo così la Lazio può risorgere. Nulla è perduto e guai a deprimersi. «Chiedo scusa a tutti a nome mio e di tutta la squadra. Ma una cosa è certa, ora c’è il derby, adesso dobbiamo rimanere uniti e combattere per il nostro obiettivo in campionato» scrive Luis Alberto su Instagram. Grave il suo errore, avrebbe potuto disegnare un destino opposto. Quattro minuti in cui la squadra ha perso ogni certezza e convinzione. Addio Europa League. «Vogliamo andare in Champions» rimarca il club manager Peruzzi. Novanta minuti che valgono una fetta importante di stagione. La mancata qualificazione non stravolge il giudizio ma di certo toglie qualche mezzo punto dal voto finale. La Roma arriverà all’appuntamento con entusiasmo alle stelle e con la testa alta di chi è in semifinale di Champions, starà alla Lazio fargliela abbassare, almeno in campionato.
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