Lazio, Inzaghi scrive la storia con due costanti: pioggia e sofferenza

Lazio, Inzaghi scrive la storia con due costanti: pioggia e sofferenza
di Emiliano Bernardini
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Mercoledì 9 Dicembre 2020, 07:30

La pioggia che scende senza sosta a lavare via anni di macchie. E poco importa se la Lazio se le è fatte da sola o le ha subite. E’ una pioggia purificatrice. Come quella di Perugia. Riscatta la sofferenza, infinita, e porta nuova vita. Una dolce compagna di festa. E questa è la notte giusta per farlo. La storia è riscritta. O meglio da oggi c’è una pagina in più. I biancocelesti tornano tra le migliori 16 d’Europa dopo 20 anni. E lo fanno pareggiando contro il Bruges per 2-2 e chiudendo il girone al secondo posto, ma da imbattuti. Trascinati dal tango di Correa e dalla tigna di Immobile. C’è sempre la firma di Ciro, la decima in nove gare consecutive. Battuto il record di Bernardini. Segna più di Signori, divide in Nazionale come Chinaglia e si candida a Mito come Piola. Lazio avanti due volte ma recuperata altrettante dai belgi in dieci per quasi un’ora. Prima Vormer, poi Vanaken. Una sofferenza infinita. Eccessiva. Che poteva addirittura trasformarsi in tragedia. Questione di centimetri. Quelli che hanno trasformato in traversa interna e non in gol il tiro di De Ketelaere al minuto 92. Una follia. Tipica da Lazio. Su cui c’è anche una responsabilità di Inzaghi, che azzarda troppi cambi nel momento clou della partita.
IL TOCCO DI LOTITO 
Errori da evitare per il futuro, che dalla prossima diventa dentro o fuori. Ora però è tempo di gioire. Vola Lazio, vola. Inzaghi è il volto di questa squadra. Il simbolo delle vittorie. Un anello di congiunzione tra ieri e oggi. Tra i fasti di Cragnotti e quelli di Lotito. Ha riportato i biancocelesti tre le migliori 16 d’Europa dopo vent’anni. C’era da giocatore e c’è da allenatore. Un’intuizione geniale avuta 4 anni fa proprio quando, con l’addio di Bielsa, tutto sembrava sbriciolarsi. Lotito ha ridato lustro alla storia. L’ha ridipinta con i colori del cielo. Ieri la Lazio ha toccato il punto più alto della sua gestione. Una presidenza fatta di alti e bassi. Di critiche feroci e coppe vinte. Un feeling difficile che forse solo adesso si sta trovando. Tre coppe Italia e due Supercoppe non sono bastate. Le note della Champions, sfiorata in più e più occasioni, hanno addolcito gli animi. Il petto in fuori degli anni d’oro. E non solo perché arrivano i risultati, ma perché ci si identifica con un gruppo di ragazzi. Con la “spocchia” di Milinkovic, la faccia pulita di Lazzari, la saggezza di Leiva e anche con le bizze di Luis Alberto. Impossibile non voler bene a tutti. Un gruppo che si diverte e fa divertire. Uno spogliatoio che il lockdown sembrava aver cancellato, ma che la voglia di Simone ha tenuto in piedi. Nonostante i guai, che come in tutte le famiglie non mancano mai. Nonostante i venti alzati da chi vuole sempre soffiare nella direzione contraria. La Lazio oggi è tra le migliori sedici squadre d’Europa. E la storia non può essere cancellata. Il presente è biancoceleste e non va sprecato. Anzi è questo il momento di crederci davvero. Di continuare su una strada tracciata. 
LA FIRMA
Ed è per questo che è anche il tempo di prendere una decisione.

Una decisione che ha come unico bene quello della Lazio. Serve chiarezza sul domani. Il presidente Lotito e Inzaghi (nonostante le continue voci che lo vogliono prima alla Juve e ora all’Inter) devono sedersi e guardarsi negli occhi. Uno è la fortuna dell’altro. Ma il proseguo di questo matrimonio felice bisogna volerlo. Da una parte e dall’altra.

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