Il Ciampino rinuncia all'Eccellenza.
Cececotto: «Basta dare stipendi»

Antonio Paolo Cececotto
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Lunedì 16 Luglio 2018, 12:10
La scelta non è stata facile. Lunga, ponderata, condivisa con l’altro presidente Alessandro Fortuna, ma inevitabile. «Continuare con una prima squadra senza avere obiettivi non aveva più senso. Soprattutto in questo momento in cui il calcio dilettantistico ha bisogno di riforme, di rivedere alcune situazioni». Antonio Paolo Cececotto, anima e fondatore del Città di Ciampino, ha deciso, insieme alla persona che più di ogni altro gli è stato vicino in questi anni, di voltare decisamente pagina: niente prima squadra, niente Eccellenza. «Abbiamo mandato la comunicazione in Federazione, dopo aver valutato con Alessandro il dà farsi. C’erano state prospettate alcune soluzioni, società che voleva fondersi con noi e gente che chiedeva di gestire la prima squadra. Ma non avrebbe avuto senso: a Ciampino di una prima squadra di calcio non interessa niente a nessuno».
NOVE ANNI 
Una motivazione forte, quella che ha spinto Cececotto e Fortuna a dire basta, dopo nove anni dall’aver creato un club diventato un fiore all’occhiello del panorama laziale. «Siamo saliti dalla Seconda Categoria alla serie D, ma non è importato a nessuno«, ribadisce Cececotto. Soltanto la famiglia De Santis, attraverso i supermercati Dem, ci ha supportati in quanto è stato fatto finora. Per il resto, da altre forze economiche e politiche solo parole». Il Città di Ciampino lascia dunque l’Eccellenza, ma non lascia certamente il calcio. «Io e Alessandro ci concentreremo ancora di più sul settore giovanile. Le forze che abbiamo profuso per la prima squadra le riverseremo sui giovani, che sono il futuro del calcio non professionistico. Andiamo avanti con la Juniores e tutte le altre categorie. Abbiamo cinque squadre d’élite e queste diventeranno le nostre prime squadre».
LE RIFORME 
Un segnale forte, quello lanciato da Cececotto e Fortuna. Che segue a quello di un altro club dell’area Castelli Romani, la Lepanto. «Credo sia giusto dire basta con rimborsi che sono stipendi, con calciatori che vivono di questo calcio. Si deve tornare ad essere dilettanti, investendo sulle strutture e la formazione dei giovani calciatori», spiega il presidente del Città di Ciampino, già concentrato sulla sua nuova dimensione. «Sia io che Alessandro viviamo con molta tranquillità questo momento perché la gente ha capito la nostra posizione. Basta pensare che la Scuola Calcio è già a quota 200 iscrizioni e se qualcuno pensava che lasciandoci saremmo finiti male, bè si è sbagliato». 
MORONCELLI
Il City dunque resta, al di là di campionati e persone. «Sì, è così. Sappiamo che quello che abbiamo fatto noi in nove anni renderebbe orgoglioso chiunque. E noi siamo orgogliosi di aver creato una struttura esemplare e una società modello. Possiamo farci da soli i complimenti per essere arrivati dove siamo arrivati. Qualche rammarico? Sì, uno solo: non poter lavorare con una persona come Giordano Moroncelli, che giustamente cerca stimoli calcistici 
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