La realtà è che qui lo sport e il pallone sono di casa. Già, il pallone. Il migliore amico dei 40 mila e passa abitanti del quartiere: ragazzi, mamme e papà, nonni e zii che hanno popolato le tribune del campo di via Borgosesia. Un passato glorioso per una squadra che è arrivata anche a giocare la Serie C2.
Dal 2005, dopo la fusione tra l’AS Casalotti con il Tanas e il trasferimento a Primavalle, la nuova società è gestita dalla famiglia Lotrionte, che a via Borgosesia ha dato vita a una vera e propria casa dello sport. «La nostra attività è a gestione familiare - spiegano - non abbiamo il potere del Dio denaro, ma dei valori: la passione, la lealtà, ma soprattutto l’onestà, la condivisione e l’educazione».
Un ambiente sano, ed è questa la cosa più importante. Negli anni, la società ha inviato materiale sportivo ad associazioni missionarie in Sud Africa e ha collaborato nel sociale aiutando case famiglia e disabili, mentre sul campo è diventata scuola calcio d’élite (la qualifica più alta che un club possa ricevere dalla FIGC), ha vinto due premi disciplina e ha introdotto un regolamento interno per i suoi tesserati: «A chi incappa in sanzioni disciplinari, gli raddoppiamo la squalifica - precisa Paolo Lotrionte - inoltre, li facciamo arbitrare nelle categorie della scuola calcio o li affianchiamo ai nostri istruttori per un breve periodo».
Quest’anno, il Casalotti Calcio ha cambiato strategia, puntando esclusivamente sulla scuola calcio, con l’obiettivo di creare un settore giovanile florido e ridare vita a una realtà calcistica come ai vecchi tempi. Perché qui, in un quartiere spesso preso di mira dal pregiudizio, si può crescere come in qualsiasi altro posto. «Che differenza c’è tra una periferia e il centro città? Io non la vedo. Invito tutti a venire a farsi un giro qui, troveranno tante brave persone che fanno sacrifici per un futuro migliore», dice Paolo Lotrionte.
È evidente che quello delle minacce agli arbitri sia un problema, e che l’aggressione a Riccardo Bernardini sia stato uno dei tanti casi a cui assistiamo in tutta l’Italia, ma che non riguarda l’universo del Casalotti. «Trovo corretta la posizione dell’AIA e della LND - confessa Paolo - la interpreto come un segnale, anche se non è la panacea di tutti i mali. Non sono gli arbitri a dover cambiare, ma siamo noi che dobbiamo affrontare la vita con più leggerezza. Dobbiamo tornare all’idea del calcio come un gioco di strada, quando buttavano due giacchetti per fare le porte e calciavamo un pallone di carta»”.
Lì dove non c’erano rivalità né pregiudizi, ma solo spensieratezza e tanta passione. La stessa che la famiglia Lotrionte trasmette ai suoi tesserati da 13 lunghi anni.
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