Volley, Egonu: «Io, Diouf e Bonifacio siamo il simbolo dell'Italia che cambia»

Volley, Egonu: «Io, Diouf e Bonifacio siamo il simbolo dell'Italia che cambia»
di Gianluca Cordella
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Lunedì 11 Gennaio 2016, 10:24
A 17 anni è diventata la nuova stella della pallavolo italiana, schiacciando palloni su palloni al pre-olimpico di Ankara. Ma la cosa sensazionale di Paola Egonu - nata a Cittadella da genitori nigeriani - è che ha iniziato ad arricchire il suo palmares quando di anni ne aveva solo 16. Nel 2015 ha trascinato l'Italia ai mondiali Under 18, chiudendo con l'oro e il titolo di miglior giocatrice. E poi, ai mondiali Under 20, ha bissato il podio, anche se “solo” sul gradino più basso. Bonitta le ha regalato la nazionale maggiore e lei, in Turchia, ha risposto così: 9 punti per rompere il ghiaccio all'esordio con la Russia e poi 21 nella vittoria contro il Belgio e 23 negli altri due successi su Polonia e Turchia.
A mente fredda, si è resa conto di ciò che ha fatto in questi giorni?
«Più o meno (ride, ndc). Sono felice soprattutto per aver dato una mano alla squadra. Per questo devo ringraziare la giocatrici più esperte che mi hanno aiutato molto». 
Eppure, nonostante i 17 anni, si è gettata nella mischia senza la minima emozione...
«Sono stata un po' tesa nella prima partita contro la Russia. Poi più giocavo e più mi sentivo sciolta e mi riusciva tutto meglio». 

 
Ad Ankara abbiamo visto un'Italia dai due volti: bella e dirompente in alcuni momenti, vittima di errori imbarazzanti in altri. Come mai?

«Semplicemente perché il gruppo azzurro è molto rinnovato, dobbiamo conoscerci meglio e abituarci a giocare insieme. In particolare noi, le più giovani, dobbiamo prendere confidenza con certe partite e capire bene i rischi che si possono correre nei vari momenti della partita».
Le vittorie sono arrivate tutte al tie break. Segno che la nazionale non riesce a chiudere prima i match o che nei momenti chiave non sbaglia mai?
«Senza dubbio la seconda. Questa è una squadra che, al di là degli errori che si possono fare, non molla proprio mai».
Nel match decisivo contro la Turchia, c'è stato un momento in cui ha pensato che la gara vi stava sfuggendo di mano?
«Mai. Ci credevo davvero tanto e non avevo dubbi che alla fine saremmo riuscite a portare a casa il risultato».
Decisivo è stato un muro di Orro, sua compagna anche al Mondiale Under 18. Quanto quella vittoria ha pesato nel vostro processo di crescita?
«Tantissimo, diciamo che il mondiale dello scorso anno e la possibilità di giocare il campionato di serie A1 con il Club Italia quest'anno sono due passaggi determinanti nel nostro processo di crescita».
Lei, Orro e le altre giovanissime azzurre vi siete mai fermate a pensare a quanto potreste vincere in futuro?
«Sinceramente no, preferiamo stare con i piedi per terra. In questo momento dobbiamo concentrarci il più possibile su quello che stiamo vivendo».
Fino a qualche giorno fa la conoscevano in pochi, ora è diventata una stella del volley. Chi è Paola Egonu?
«Io mi sento soltanto una ragazza che ama giocare a pallavolo e che, grazie alla pallavolo, si diverte insieme ad altre 13 ragazze». 
Chi è il suo modello?
«Non mi sono mai ispirata a nessuno. Io penso a essere solo me stessa, in campo e fuori».
Con Diouf e Bonifacio, lei è il simbolo di un'Italia nuova e multiculturale. È un “ruolo” che in qualche modo la responsabilizza?
«Sì, mi piace l'idea di rappresentare qualcosa di nuovo, un mondo che cambia. È una vittoria contro il razzismo. Che bello era vedere la linea di muro con me, Valentina e Sara...».
Quando inizierà a pensare al pre-olimpico di Tokyo?
«Ci penserò molto più in là anche perché nel mio caso non sono nemmeno sicura di essere convocata». 
Con tre pass e le migliori già a Rio, le chance aumentano...
«Dobbiamo lavorare e crederci il più possibile...».
Proprio non vuole sbilanciarsi sull'Italia alle Olimpiadi...
«No, non ti dico nulla... (e ride, ndc)».
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