Paola Egonu, il testo del monologo a Sanremo sul razzismo: «Perchè sono così? Perchè sono io!»

La pallavolista è scesa dalla scale dell'Ariston acclamata dal pubblico

La pallavolista è scesa dalla scale dell'Ariston acclamata dal pubblico
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Giovedì 9 Febbraio 2023, 23:58 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 00:14

Accanto ad Amadeus e Gianni Morandi, la co-conduttrice della serata è la regina del volley Paola Egonu. C'è stata grande attesa per i temi del suo monologo dopo la recente intervista a Vanity Fair in cui la pallavolista si è raccontata a cuore aperto, dagli episodi di razzismo subiti ai sacrifici legati alla carriera sportiva, fino al timore di mettere al mondo un figlio «dalla pelle nera» che potrebbe rivivere la crudeltà che lei, da sempre, ha dovuto sperimentare.

Il pubblico canta all'atleta «sei bellissima» mentre Gianni Morandi sottolinea la sua bellezza e commenta i tatuaggi che la pallavolista ha sul suo corpo. I due, poi, intonano le note di «Sempre lontano» di Nina Zilli

I due si concedono anche un breve ballo: in sottofondo «Reality» del film «Il tempo delle mele».

Prima di parlare Amadeus e Egonu si siedono sulle scale: «Si è parlato tanto di te, della tua infanzia, del razzismo. Ora sii libera come se e come sei sempre stata tu»


Le parole del monologo

«Voglio trasmettervi amore ed empatia. Non vi do lezioni di vita, vista la mia età. Nelle ultime settimane sono stato al centro di mille polemiche e molte frasi mia sono solo servite per far rumore. Ogni pensiero non è più sotto controllo quando è pronunciato. Ora ci provo. Ho tre fratelli e devo tutto ai mie genitori: ho vissuto un'infanzia felice grazie ai loro sacrifici. Sono andata via di casa a 13 anni. Sogno di diventare madre un giorno e ringrazio i miei genitori che mi mancano sempre di più dato che me ne sono andata di casa da giovane».

«Mi sono sempre fatta molte domande sul perchè fossi alta, italiana o diversa a modo mio. Perchè sono io? Perchè io sono io! Sono quella che risponde così al razzismo: i biccheri in cui mettiamo l'acqua, anche se colori diversi, contengono la stessa buona acqua. In veneto diremo "moighera" o meglio, basta»

«Nel mio sport gioco in attacco: sbaglio ma sto imparando ad accettare l'errore. Vengo criticata e non finiranno mai ma la maggiorparte sono gratuite. Ho affrontato momenti brutti ma mi godo quelli belli. Non sono una vittima, ho solo raccontato le mie debolezze e paure. Amo l'Italia e vesto con orgoglio la maglia azzurra che è la più bella del mondo. Ho responsabilità verso questo Paese: ho perso molte finali, ma non sono una perdente, così come chi non riesce a realizzare al primo colpo il proprio sogno. Come Vasco, che arrivò penultimo e poi ci ha insegnato che ognuno con il suo viaggio, ognuno diverso è riuscito a realizzare i propri sogni.


Il testo completo

«Amo l'Italia, vesto con orgoglio quella maglia azzurra che per me è la più bella del mondo e ho un profondo senso di responsabilità nei confronti di questo Paese in cui ripongo tutte le mie speranze di domani».

Paola Egonu porta sul palco dell'Ariston la sua storia, di paure, di insicurezze, di momenti brutti e belli, di vittorie e di sconfitte, di sentirsi diversa. «Questa sera non sono qui a dare lezioni di vita, perché alla mia età sono più le cose che posso imparare di quelle che posso insegnare», aggiunge.

«Sapete, da bambina ero fissata coi 'perché'. Perché sono alta? Perché mio nonno vive in Nigeria? Perché mi chiedono se sono italiana? Poi sono diventata più grande e i perché sono continuati. Perché mi sento diversa? Perché vivo questa cosa come una colpa? Perché ogni volta mi sono punita dando una versione sbagliata di me stessa? Con il tempo ho capito che questa mia diversità è la mia unicità. E che nella domanda 'Perché io sono io???' c'è già anche la risposta: 'Perché io sono io!!!'», afferma.

 

E sul finale collega la sua storia a Sanremo e alla storia della musica, citando la sua canzone preferita 'Vita Spericolatà di Vasco Rossi e prendendo a esempio l'avventura artistica del rocker di Zocca. «Sono quella che spesso ha sbagliato gli appuntamenti importanti. Nella mia storia di giocatrice sono infatti più le finali che ho perso di quelle che ho vinto. Eppure questo non fa di me una perdente. Cosi come non è perdente chi a scuola prende il voto più basso e non è perdente chi non riesce a realizzare il proprio sogno al primo colpo».

«E poi, visto che siamo a Sanremo, non è perdente nemmeno chi arriva nelle ultime posizioni in classifica…Ve lo ricordate? Era il 1983 quando Vasco Rossi arrivò penultimo proprio su questo palco. Un altro non-perdente, che ci ha insegnato che dalle sconfitte più dure possono nascere i successi più grandi. Ognuno col suo viaggio. Ognuno diverso», conclude citando il celebre verso di 'Vita Spericolatà.

 

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