Manager e maratoneta, la doppia vita di Stephanie Davis che vola alle Olimpiadi

Manager e maratoneta, la doppia vita di Stephanie Davis che vola alle Olimpiadi
di Gianluca Cordella
3 Minuti di Lettura
Domenica 28 Marzo 2021, 08:21 - Ultimo aggiornamento: 29 Marzo, 09:47

La giornata di Stephanie Davis, Steph per gli amici (compresi quelli di social) non conosce tempi morti. La mattina si allena, il pomeriggio indossa il tailleur e va a lavorare in azienda, la sera infila di nuovo le scarpette per un'altra sessione di training e poi tutti a nanna. E così via, giorno dopo giorno. La vita di Steph - manager della Lazard, società che si occupa di gestione patrimoniale - è così dal 2018, da quando ha scoperto che la sua passione per il tenersi in forma poteva trasformarsi in qualcosa, diciamo così, di più complesso. Come ad esempio un pass per le Olimpiadi di Tokyo. Esattamente quello che la trentenne di Glasgow, londinese d'adozione, ha ottenuto venerdì scorso. La Davis ha dominato i trials britannici, i primi organizzati dal 1980, e ora volerà in Giappone dove, la prossima estate, proverà ad arricchire il medagliere del Regno Unito con un podio nella maratona. Una qualificazione che è risultato strabiliante, considerando quanto la tanto sbandierata gavetta - che nello sport ha un peso specifico enorme - sia quasi del tutto assente dal suo percorso sportivo. Che, come detto, è cominciato tra i big solo nel 2018 e che nel mezzo ha vissuto anche il vuoto agonistico del 2020 azzoppato dalle soppressioni e dagli slittamenti legati al Covid.

Sempre meglio

Le maratone corse da Steph si contano sulle dita delle mani e sono accomunate da un dato significativo: il costante abbassamento del crono, gara dopo gara. La sua prima volta è stata un 2h41' abbondante. «Sono andata piano, avevo paura di arrivare agli ultimi chilometri senza energie».

Chiaro, i problemi di gestione del ritmo che puoi imparare solo gareggiando e gareggiando ancora. Maratona di Londra 2019: arriva un 2h32' che abbassa notevolmente il precedente limite. Poi si viene anche a sapere che Stephanie aveva un problema all'anca, insomma non aveva gareggiato nelle condizioni ottimali. Che invece trova a Valencia, nel dicembre 2019, quando abbassa ancora una volta il proprio personale, portandolo a 2h27'40. Il risultato spagnolo rimane il suo migliore fino a qualche ora fa solo perché lo scorso anno Steph non ha mai gareggiato. Motivo per cui il 2h27'16 con cui si impone ai Kew Gardens di Londra è tempo di assoluto rilievo: l'avversaria più vicina, Natasha Cockram, arriva con oltre tre minuti di ritardo. Il minimo per qualificarsi ai Giochi olimpici, 2h29'30, è ampiamente superato.


Corsa e lavoro

La Lazard, che dopo Valencia aveva festeggiato su Facebook la propria dipendente, questa volta ha preferito il basso profilo, preferendo celebrare gli stagisti che hanno concluso con successo una tre giorni di formazione in azienda. Ma Steph, che più volte ha ringraziato la società per la flessibilità che le consente di conciliare lavoro e agonismo, non se la sarà di certo presa. Proprio lei che più volte, in passato, ha chiacchierato con i media inglesi su come sia possibile conciliare due impegni così diversi. Nonostante gli incastri in agenda, la Davis ha ammesso di non riuscire a correre più di un centinaio di chilometri a settimana: tanto per intendersi, gli atleti di livello mondiale si allenano nello stesso arco di tempo su una distanza doppia. Ma con ogni evidenza la mente schematica della manager riesce a ottimizzare anche questo aspetto. «Faccio molto cross-training, appena possibile vado a nuotare e, comunque, ogni giorno mi sposto in bicicletta per andare al lavoro», racconta. In questa fitta agenda di appuntamenti adesso bisognerà inserire anche un viaggio in Giappone.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA