Luna Rossa tramonta, Bertelli non si piega:
l'Italia saluta dopo il golpe in Coppa America

Luna Rossa tramonta, Bertelli non si piega: l'Italia saluta dopo il golpe in Coppa America
di Francesca Lodigiani
3 Minuti di Lettura
Venerdì 3 Aprile 2015, 11:40 - Ultimo aggiornamento: 4 Aprile, 20:33
Era con il suo equipaggio a Cagliari ieri il Comandante Patrizio Bertelli nel momento più cupo dei 18 anni di vita di Luna Rossa: quello della fine dei giochi. Sì perché il Challenger italiano targato Prada non ci sta a veder cambiare scorrettamente in corsa le regole della 35° America’s Cup e si ritira. Quando i ragazzi del team ieri mattina hanno visto arrivare alla base la macchina del capo, si sono preoccupati.



La decisione, presa anche per orgoglio, l’hanno però capita e condivisa, nonostante per loro significhi perdere sia il lavoro, che un sogno. Parliamo di un centinaio di persone che da oltre un anno lavora a tempo pieno con la consapevolezza che se a San Francisco nel 2013 si era andati per studiare, in questa edizione, partiti per tempo, con gli uomini giusti in tutti i settori e con il budget necessario a disposizione, ce la si poteva fare.



Ma ecco che Larry Ellison, patron di Oracle, e Russell Coutts, l’uomo dalle tante bandiere, per l’ennesima volta hanno giocato con disinvoltura con le carte, ignorando quei principi di correttezza e coesione che invece lo skipper Max Sirena pensava regnassero questa volta tra i challenger.



Le norme concordate tra challenger e defender stabilivano che per modificare le regole del progetto dei catamarani volanti AC 62 con cui si sarebbe dovuto competere, sarebbe stato necessario l’accordo unanime di tutti. Per le modifiche del Protocollo, le regole generali, sarebbe bastata invece la maggioranza. Ed ecco l’uovo di Colombo giuridico: non cambiare le regole progettuali dell’AC 62 , ma sostituire proprio in toto il tipo di barca con cui fare la Coppa, una modifica del Protocollo quindi, e pertanto assumibile a semplice maggioranza. E per carità, che nessuno pensi male del fatto che Oracle già da due mesi stava sperimentando a casa sua una barca simile al sostanziale monotipo con cui si correrà alle Bermuda nel 2017.



Dispiace il tramonto della Luna, ma a questo punto non poteva che finire così. Per orgoglio, sì, per principio, certo, ma anche perché accettare il cambio avrebbe significato essere di nuovo in ritardo nella preparazione. Sicuramente rispetto a Oracle, e chissà, forse anche ad altri. E mentre si incomincia a sbaraccare la base a Cagliari - fino a due settimane fa un epilogo impensabile anche all'interno - non si può non pensare a come Ellison e Coutts abbiano portata via la Coppa a Ernesto Bertarelli a Valencia nel 2010, partendo da premesse costruite nelle aule di giustizia. Così come il pensiero corre alla vittoria di San Francisco 2013, anch’essa non priva di ombre. Quando infatti sull’1 a 8 i neozelandesi, sbagliando, concessero agli americani un giorno di riposo, questi ultimi non si fecero scrupolo di montare tecnologia aeronautica che permetteva di regolare automaticamente la grande ala, un utilizzo molto border line, criticatissimo persino a livello di vertici internazionali della vela.



Cala il sipario per Max Sirena e i suoi sulla 35° America’s Cup, mentre la decisione adottata con il voto contrario di italiani e neozelandesi di correre con dei sostanziali cat monotipo, fa allontanare ancora di più la vecchia brocca dal suo glorioso passato, quando veramente rappresentava il meglio anche tecnologico delle nazioni coinvolte. Ma per dirla con Russell Coutts, quella era la Coppa dei Flinstones, non quella della generazione Facebook che lui dice di voler intercettare…
© RIPRODUZIONE RISERVATA