Hockey, il Covid decima la squadra: Greta Ganassi in pista contro i ragazzi

Greta Ganassi
di Vanni Zagnoli
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Venerdì 15 Gennaio 2021, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 16 Gennaio, 09:38

Mercoledì sera, a Monza, c’era una donna sulla panchina dello Scandiano hockey su pista maschile. Era il secondo portiere, il covid ne ha messi fuori causa due, è stata convocata Greta Ganassi, non è entrata ma avrà probabilmente altre due chance per debuttare. È la storia dell’anno, per lo sport delle rotelle, Scandiano è una piazza simbolo, assieme a Correggio rappresenta la provincia di Reggio Emilia, l’unica ad avere due squadre in A1. Ha vinto Monza 5-1, Scandiano è penultima e la sfida potrebbe riproporsi ai playout. I riflettori sono per questa ragazzina di 19 anni. «Abbiamo avuto due atleti positivi - racconta l’allenatore, Massimo Barbieri - più due in quarantena, avevamo già riscontrato casi nella nostra squadra di serie B, in cui andiamo ad attingere per la prima squadra, e non avevamo alternative. Greta è portiere dello Scandiano femminile, il regolamento ci permette di convocarla».

È figlia del vicepresidente Gianluca, che ha una ditta di verniciatura, nel paese del distretto emiliano delle ceramiche, e anche il fratello Gabriele, 21 anni, era alla prima convocazione. Sono ora gli unici fratello e sorella a giocare nella serie A1 italiana. «Lui è più forte di me - sorride Greta -, si allena da più tempo».  Nel 2014, Mariateresa “Teta” Mele, a 22 anni fu la prima donna a sfidare i maschi in serie A. Disputò 8’ con Matera, contro il Breganze, è una hockeysta di movimento, protagonista anche ai mondiali. Pure Greta era esterna, ovvero fuori dai pali, sino ai 16 anni, finché ha optato per indossare la maschera, i guantoni e quelle protezioni alle gambe. «Mi ero allenata qualche volta con i maschi a livello giovanile - ricorda -, ma anche le amichevoli sono sempre state divise. Il momento della squadra è difficile, ho vissuto la vigilia con una certa ansia». Greta sarebbe entrata solo in caso di infortunio del portiere Vecchi o di cartellino blu, ovvero di espulsione a tempo, per due minuti. «Ero pronta, anche mentalmente, se fossi stata gettata in pista.

Se ci sarà la possibilità mi piacerebbe entrare nelle prossime partite, sarebbe un’esperienza». 

LE DIFFERENZE
Il livello del gioco femminile in Italia è decisamente più indietro, come tradizione, budget e tattica. «Soprattutto come impatto fisico. La pallina scagliata dalla mazza di un uomo è molto più veloce, se in porta la prendi male è pure dolorosa, si cerca di fronteggiarla in maniera corretta». In atletica e nuoto, nel tiro a segno e a volo vanno di moda le gare miste, come genere. «Tornei con uomini potrebbero servire anche a noi, scontrarsi con una maggiore fisicità può essere allenante». 

LO SCENARIO
In Italia l’hockey toccò l’apice negli anni ’80, i giocatori restano inquadrati come dilettanti e solo magari il quintetto titolare non esercita altre professioni: a Scandiano vivono di sport i tre spagnoli più il capitano Franchi e Raffaelli. Al femminile, anche in A1, molte giocano gratuitamente. «Me compresa - confessa Greta -. Non paghiamo per giocare, nel senso che pensa a tutto la società, ma l’attrezzatura da portiere è una spesa mia, ovvero della famiglia». Ganassi frequenta l’università di Modena e Reggio, lingue e culture europee, è al primo anno, dopo il diploma tecnico commerciale in relazioni internazionali. «Non credo che le rotelle diventeranno il mio lavoro, resterà la passione. Questo è periodo di esami, ne ho appena passato uno, sono giornate di libertà, tutte per l’hockey». Il miglior estremo donna d’Italia gioca in Spagna, è Veronica Caretta, 20 anni, ex Breganze, Vicenza, il Veneto è l’altra la culla dell’hockey. «Le azzurre più forti sono proprio in quel campionato». Dove gli sponsor garantiscono un ingaggio. Ma intanto è nell’A1 italiana che si è riscritta una piccola pagina storica, con una ragazza a referto tra i maschi. 

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