Mercoledì sera, a Monza, c’era una donna sulla panchina dello Scandiano hockey su pista maschile. Era il secondo portiere, il covid ne ha messi fuori causa due, è stata convocata Greta Ganassi, non è entrata ma avrà probabilmente altre due chance per debuttare. È la storia dell’anno, per lo sport delle rotelle, Scandiano è una piazza simbolo, assieme a Correggio rappresenta la provincia di Reggio Emilia, l’unica ad avere due squadre in A1. Ha vinto Monza 5-1, Scandiano è penultima e la sfida potrebbe riproporsi ai playout. I riflettori sono per questa ragazzina di 19 anni. «Abbiamo avuto due atleti positivi - racconta l’allenatore, Massimo Barbieri - più due in quarantena, avevamo già riscontrato casi nella nostra squadra di serie B, in cui andiamo ad attingere per la prima squadra, e non avevamo alternative. Greta è portiere dello Scandiano femminile, il regolamento ci permette di convocarla».
È figlia del vicepresidente Gianluca, che ha una ditta di verniciatura, nel paese del distretto emiliano delle ceramiche, e anche il fratello Gabriele, 21 anni, era alla prima convocazione. Sono ora gli unici fratello e sorella a giocare nella serie A1 italiana. «Lui è più forte di me - sorride Greta -, si allena da più tempo». Nel 2014, Mariateresa “Teta” Mele, a 22 anni fu la prima donna a sfidare i maschi in serie A. Disputò 8’ con Matera, contro il Breganze, è una hockeysta di movimento, protagonista anche ai mondiali. Pure Greta era esterna, ovvero fuori dai pali, sino ai 16 anni, finché ha optato per indossare la maschera, i guantoni e quelle protezioni alle gambe. «Mi ero allenata qualche volta con i maschi a livello giovanile - ricorda -, ma anche le amichevoli sono sempre state divise. Il momento della squadra è difficile, ho vissuto la vigilia con una certa ansia». Greta sarebbe entrata solo in caso di infortunio del portiere Vecchi o di cartellino blu, ovvero di espulsione a tempo, per due minuti. «Ero pronta, anche mentalmente, se fossi stata gettata in pista.
LE DIFFERENZE
Il livello del gioco femminile in Italia è decisamente più indietro, come tradizione, budget e tattica. «Soprattutto come impatto fisico. La pallina scagliata dalla mazza di un uomo è molto più veloce, se in porta la prendi male è pure dolorosa, si cerca di fronteggiarla in maniera corretta». In atletica e nuoto, nel tiro a segno e a volo vanno di moda le gare miste, come genere. «Tornei con uomini potrebbero servire anche a noi, scontrarsi con una maggiore fisicità può essere allenante».
LO SCENARIO
In Italia l’hockey toccò l’apice negli anni ’80, i giocatori restano inquadrati come dilettanti e solo magari il quintetto titolare non esercita altre professioni: a Scandiano vivono di sport i tre spagnoli più il capitano Franchi e Raffaelli. Al femminile, anche in A1, molte giocano gratuitamente. «Me compresa - confessa Greta -. Non paghiamo per giocare, nel senso che pensa a tutto la società, ma l’attrezzatura da portiere è una spesa mia, ovvero della famiglia». Ganassi frequenta l’università di Modena e Reggio, lingue e culture europee, è al primo anno, dopo il diploma tecnico commerciale in relazioni internazionali. «Non credo che le rotelle diventeranno il mio lavoro, resterà la passione. Questo è periodo di esami, ne ho appena passato uno, sono giornate di libertà, tutte per l’hockey». Il miglior estremo donna d’Italia gioca in Spagna, è Veronica Caretta, 20 anni, ex Breganze, Vicenza, il Veneto è l’altra la culla dell’hockey. «Le azzurre più forti sono proprio in quel campionato». Dove gli sponsor garantiscono un ingaggio. Ma intanto è nell’A1 italiana che si è riscritta una piccola pagina storica, con una ragazza a referto tra i maschi.