Atletica, Euroindoor parte a Istanbul: azzurri a caccia di medaglie. Ecco le gare in programma

Gli azzurri sono nella storia a quota 99 nella manifestazione e la tripla cifra è qualche decimo di secondo o qualche centimetro

Foto Fidal
di Piero Mei
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Giovedì 2 Marzo 2023, 22:48

Tante belle cose per l’Italia dell’atletica nel primo giorno da Euroindoor a Istanbul dedicato alle qualificazioni. Tante belle, qualche piccolo scivolone e un tonfo. E da domani saranno medaglie: gli azzurri sono nella storia a quota 99 nella manifestazione e la tripla cifra è qualche decimo di secondo o qualche centimetro. Potrebbe venire dai giganti buoni del peso o dai corridori di mezzofondo, chissà.

IL PRIMO SORRISO E’ AZZURRO
E’ subito un sorriso azzurro all’Atakoy Arena: la prima gara è la prima, di cinque, batterie degli 800 metri e la vince Catalin Tecuceanu, 1:47.24, il volto e il sorriso fresco al confronto con quello del suo momentaneo runner-up, lo spagnolo Adrian Ben, 1:47.32. Catalin è il ritratto della felicità: ha 23 anni, quando era rumeno è stato campione europeo junior ma ora è burocraticamente italiano e italianissimo dentro. Del resto arrivò a Noale quando aveva 9 anni, con mamma e fratelli in ricongiungimento con il papà che già era lavoratore in Italia da tempo. E’ una delle tante prove delle grandi opportunità di inclusione che lo sport può proporre, e l’atletica lo fa particolarmente. “L’obiettivo è la finale” dice. C’è ancora un turno di mezzo. “Ci tenevo tanto, ero il primo azzurro in pista e da casa mi guardavano tutti; non volevo fare una figuraccia”. Ha fatto tutt’altro. Promosso al turno successivo anche Simone Barontini, 1:47.94, preceduto dal francese Robert, ma facendo fuoei il leader stagionale, il belga De Smet, che non fa crono da ripescaggio. “Ora due giorni per il recupero e poi magari ci divertiamo” dice Simone, pure luii nato nel 1999 in quel di Ancona, la città di Gimbo Tamberi, che da lontano gli manda messaggi incoraggianti.

“UN RISULTATO PENOSO: ME NE VERGOGNO”
Chi ride e chi, metaforicamente, piange: è il bronzo mondiale in carica dell’alto femminile Elena Vallortigara, che supera appena la misura d’ingresso di 1,82 e l’asticella successiva, a 1,87, cade tre volte. E’ una misura che la Simeoni saltava mezzo secolo fa, per dire. “Nella zona riscaldamento mi sembrava di stare bene, poi sulla pedana di gara non mi ritrovavo più fin dai primi salti di prova.

Pensavo che la gara mi avrebbe consentito di superarla, anche perché un risultato così non pensavo proprio, anzi, ero sicura, che non lo avrei mai più fatto. E invece, a volte, in gara le cose vanno anche peggio, e così è stato. Sì. Mi vergogno. Questa travagliata stagione indoor finisce qui, sono certa che all’aperto sarà un'altra storia”. Lo siamo tutti: non sono da Vallortigara né il quindicesimo e ultimo posto né la misura che la stessa azzurra definisce “non dignitosa”.

DUE PESI E DUE (BUONE) MISURE
Nel getto del peso degli uomini, in quello femminile l’Italia non c’è, avanzano due azzurri su tre. E lo fanno con la prima misura da finale e con la terza, rispettivamente Zane Weir, con 21,46, e Lorenzo Fabbri, con 21,17, centrato dopo il brivido di due nulli. Tra gli italiani si infila il favorito per l’oro, però mai dire mai, il croato Mihaljevic, 21,20. Il terzo azzurro, Nick Ponzio, chiude con uno striminzito 19.83, decimo e dunque fuori dagli otto finalisti.

AZZURRO E’
C’erano altri azzurri in gara: nei 3000 femminili vanno alla finale di domani Nadia Battocletti (8:59.65) seconda in batteria e Ludovica Cavalli, l’allieva di Stefano Baldini (8:54.40). quarta in batteria e ripescata. Nadia racconta della gara di contatto che è “quello che mi piace del mezzofondo”, e le fa l’eco, nei 1500 maschile, Pietro Arese, l’ingegnere che vince la sua batteria (3:43.97) e racconta che “finalmente le botte oltre che prenderle le ho anche date” e rivela di aver avuto per la testa una citazione di Roberto Mancini “prima degli Europei: rispetto per tutti, paura di nessuno, e non erano favoriti proprio come me; anche domani penserò questo…”. La gara è da ingegneri: è tale anche l’altro azzurro Osama Meslek che, date le competenze, l’ha studiata matematica: “Le serie precedenti erano lentissime, bastava fare forte i primi 400 per garantirsi il ripescaggio”. Facile a dirsi, per lui anche a farsi e l’ha fatto. Ha chiuso terzo in 3:41.34 e con un “speriamo bene domani”. Sarà finale. Risultati e programma completi sul sito www.fidal.it

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