Strauss, tulle e hot pants: sensuale e libero, arriva a Roma per Capodanno il valzer di Vienna

Debutta per Capodanno Alles Walzer, lo spettacolo che, il 31 dicembre e il primo gennaio (alle 18, al Teatro Argentina), porta per la prima volta nella Capitale, le atmosfere dei valzer viennesi. Coreografie di Renato Zanella, per dieci anni direttore del balletto dell’Opera di Vienna

Alles Walzer, al Teatro Argentina, il 31 dicembre e il primo gennaio alle 18
di Simona Antonucci
4 Minuti di Lettura
Venerdì 29 Dicembre 2023, 16:46

«Il valzer fu un terremoto. Il primo ballo che consentiva a un uomo, spesso sconosciuto, di poggiare il braccio intorno ai fianchi di una donna, sconosciuta. Libero, sensuale, è un ballo che ha fatto cambiare passo al costume e alle convenzioni di un’epoca. Ed è con questa carica di vitalità che lo proponiamo a Roma, per festeggiare il prossimo Capodanno». Renato Zanella, coreografo veronese, 62 anni, dal 1995 al 2005 direttore del balletto dell’Opera di Stato di Vienna e autore di indimenticabili edizioni del Concerto di Capodanno austriaco in mondovisione (un Danubio Blu in hot pants), firma Alles Walzer, lo spettacolo che, il 31 dicembre e il primo gennaio (alle 18, al Teatro Argentina), porta per la prima volta nella Capitale, le atmosfere spumeggianti di una danza simbolo di festività.

 

DANUBIO BLU

Ritmi vorticosi, gonne e capelli al vento, tradizione e sorprese. «Quando arrivai a Vienna, ci misi un bel po’ a entrare in sintonia con il ballo di Capodanno», racconta Zanella, «era molto strutturato. Gli mancava l’anima. Il colore. La sorpresa. E così decisi di inventarla io, una sorpresa. Nel mezzo del Danubio Blu, le ballerine si liberarono dalle gonne, buttandole all’aria come fuochi d’artificio, e restando in hot pants. Ero sicuro che mi avrebbero licenziato. E invece fu un successo clamoroso».

HOT PANTS

Il valzer in hot pants è diventato un suo classico e verrà riproposto anche domenica e lunedì all’Argentina. «Il titolo riprende il tradizionale invito, “Danzate tutti il valzer”, del maestro di cerimonie a inizio serata», spiega Zanella, oggi direttore artistico del Ballo dell’Opera di Lubiana, «ma racconta lo spirito e le origini di questa danza che guarda al Carnevale di Venezia, quando, grazie alle maschere, venivano infrante le barriere sociali e ci si divertiva tutti insieme». Lo spettacolo inizia con una dedica a Verdi di Strauss figlio con le melodie dall’opera Un Ballo in maschera, omaggio ai balli in maschera veneziani che furono lo spunto per la tradizione viennese. «Nelle memorie di Strauss, c’è un aneddoto che mi piace ricordare», racconta il coreografo che ha diretto anche, tra il 2011 e il 2015, il balletto dell’Arena di Verona, «quando vide a Roma il Ballo in Maschera di Verdi. Raccontò, in una lettera che scrisse durante il viaggio di ritorno, di aver assistito a un capolavoro di uno straordinario compositore.

LE POLKE

E ho pensato che fosse importante riportare in scena, insieme, due geni che segnarono la storia della musica». Quindi, una briosa carrellata di danze: i valzer e le polka, le melodie più conosciute come Il Valzer dell’Imperatore, Voce della primavera e Sangue viennese. «Qui a Roma, porto coreografie tradizionali, rilette in chiave contemporanea, un po’ come è successo a Voghera, a novembre scorso, per l’inaugurazione del Teatro Valentino Garavani, che ho curato insieme con Eleonora Abbagnato. Momenti storici e suggestioni moderne».

IL CAST

L’evento, che ha debuttato al Teatro Verdi di Pisa il 23 dicembre, a Roma viene interpretato dai primi ballerini del Teatro dell’Opera di Lubiana, Ana Klašnja e Kenta Yamamoto, insieme con i dodici danzatori della Compagnia Daniele Cipriani che produce l’evento (costumi di Anna Biagiotti, disegno luci di Alessandro Caso).  Un’ora e più di allegria, con sette coppie di interpreti: immancabili le Quadriglie («danza di gruppo con linee lunghe, un po’ militaresche») e il trionfo con la Marcia di Radetzky che manda in visibilio il pubblico quando viene suonata al Musikverein della capitale austriaca. Il finale, a sorpresa, con un tocco di lirismo, sull’Adagetto dalla Quinta Sinfonia di Gustav Mahler. «L’ho coreografato come un lentissimo valzer», aggiunge Zanella, «pieno di sentimenti. Nacque come lettera d’amore ad Alma. Con quelle note, il compositore chiedeva alla donna, di cui era innamorato, di essere ricevuto. Lei le suonò al pianoforte e acconsentì all’incontro. Io l’ho costruito come un passo a due dedicato all’amicizia, al dialogo».

Teatro Argentina, largo di Torre Argentina 52.

Il 31 dicembre e il primo gennaio, ore 18

© RIPRODUZIONE RISERVATA