Max Giusti: «Io, cattivissimo con Roma ma col sorriso»

Max Giusti: «Io, cattivissimo con Roma ma col sorriso»
di Andrea Andrei
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Mercoledì 1 Marzo 2017, 08:23 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 16:53

Cattivissimo Max sembra un ossimoro. E non solo perché Max Giusti non ispira di certo cattiveria. Ma anche perché i suoi personaggi, interpretati da lui, finiscono per sembrare buoni anche se non lo sono. Eppure proprio quello è il titolo del prossimo spettacolo del comico romano, in scena al Teatro Olimpico dal 7 al 12 marzo. «È chiaramente un tributo a Cattivissimo me, il film d'animazione in cui ho prestato la voce al protagonista, Gru. È un personaggio che è rimasto nel cuore di molti, e che tornerà in un nuovo film», anticipa Giusti a Messaggero Tv. Cioè un cattivo che poi, ovviamente, si rivela un buono. E che fa ridere da morire.


IL TESTO
«Questo show (scritto con Marco Terenzi e Giuliano Rinaldi, ndr) era nato come una serata unica, ma poi abbiamo pensato di farlo diventare lo spettacolo di quest'anno. Solo che non volevamo riproporre le stesse cose e allora ne abbiamo tolte alcune e aggiunte altre. Insomma, abbiamo creato una specie di versione 2.0, direbbero quelli bravi». Un restyling totale, tanto da mettere in dubbio addirittura le sue imitazioni più famose, i suoi evergreen («L'espressione Cavalli di battaglia - dice - non si può usare più, ormai è di Gigi Proietti»): «Uno ho voluto mantenerlo però: Claudio Lotito. Penso che Roma abbia bisogno di un moralizzatore. Anzi, sai che ti dico? Lotito è l'uomo giusto per fare il sindaco di Roma: per prima cosa rateizza il debito». Con Giusti anche un'intervista si trasforma in uno sketch improvvisato, in cui intervengono, a turno, molti dei personaggi che il comico ha ormai fatto suoi: da Maria De Filippi, reduce di Sanremo e pronta sempre a raccontare storie drammatiche con fare impassibile, fino a Renato Zero, Elton John, Maradona e Urbano Cairo. Uno sketch in cui ogni scusa, ogni spunto, è buono per lasciarsi scappare una risata.

LA CITTÀ
Ma per farlo rabbuiare, anche se solo per poco, un modo c'è: basta nominargli una delle cose che ama di più, la sua città. «Mi capita ultimamente di passare parecchio tempo a Milano - racconta - È una città viva, che è ripartita, che funziona. Quando torno a Roma, che è senza dubbio più bella, mi pare di essere a Cuba. Nulla cambia, da vent'anni. Dicono di darle ancora tempo, ma non c'è più tempo. Fa impressione sapere che Milano ha più turisti di Roma. Che poi - ride - cosa andranno a vedere a Milano?».
La tristezza se ne va subito, e anche parlargli del cattivissimo per eccellenza dei nostri giorni, Donald Trump, non gli fa passare la voglia di scherzare. Anche se poi nello scherzo, come sempre, un fondo di amarezza c'è: «Trump lo vedo come una petroliera che fa manovra nel porto di Ponza. Sai qual è il problema? È che ci hanno illuso. Siamo cresciuti con i film di Vanzina. Ci hanno detto, negli anni 90, che il lavoro c'era per tutti, che avremmo vissuto in un mondo senza barriere. Ecco, dovrebbero rimborsarci il biglietto. Però per il mio spettacolo non ci sarà bisogno di alcun rimborso, eh».
Teatro Olimpico, piazza Gentile da Fabriano, dal 7 al 12