Otto milioni extra all'Eliseo di Barbareschi, una commedia all'italiana inscenata tra le polemiche

Barbareschi
di Malcom Pagani
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Giovedì 1 Giugno 2017, 08:48 - Ultimo aggiornamento: 2 Giugno, 12:11
L'attore ha cambiato ancora una volta abito di scena e oggi, dopo la tempesta, parla con la quiete che non gli si attaglia: «Sono molto felice dell'attenzione che le Istituzioni hanno finalmente rivolto al Teatro Eliseo - dice all'Ansa il direttore artistico Luca Barbareschi - felice che siano stati previsti i finanziamenti per un teatro storico della Capitale che, dopo il Valle, rischiava di diventare il secondo caso di teatro abbandonato se non ci fosse stato l'intervento di un singolo».

Recita una parte, Barbareschi e dopo lo scandalo creato dall'emendamento passato l'altro ieri alla Camera, con l'ok della commissione Bilancio, un emendamento del valore di otto milioni di euro, 4 all'anno fino al 2018, fondi in linea con il più grande stabile d'Europa, il Piccolo di Milano, non potrebbe essere altrimenti. Lo spettacolo italiano soffre la difficile congiuntura economica e l'Eliseo, di cui Barbareschi rilevò il ramo d'azienda dalla famiglia Monaci nel 2014, festeggia.

Prima del suo avvento, il teatro riceveva circa un milione e mezzo di euro l'anno. Dopo, con la riforma Franceschini dello Spettacolo dal Vivo (denari erogati ormai in base a stretti parametri e a risultati precisi,) gli emolumenti diminuirono di un milione netto fermandosi a poco più di 515mila euro. Una cifra che fece imbizzarrire Barbareschi, spingendolo a gridare pubblicamente al complotto, a urlare ai quattro venti le imminenti esequie del suo esperimento artistico affossato dalla politica, ad agitarsi e a mostrarsi anche fisicamente di fronte ai nemici per dare corpo e sostanza all'indignazione. E alla fine- dopo molti sms a tinte forti e platealmente drammatici alle più alte cariche dello stato italiano e anche d'Oltrevere, utili a perorare la propria causa e a qualche intemerata estiva fuori bordo- a ritornare alla politica già esplorata da parlamentare, in una circolarità di amorosi sensi che a ben vedere, è l'humus e il fondamento di una rimpianta stagione della commedia all'italiana.

SORPASSO E SANZIONE
La vicenda dell'Eliseo purtroppo non è un film di Dino Risi e il sorpasso di Barbareschi, la sua corsia preferenziale, «l'iniqua ingiustizia» denunciata dalle associazioni di categoria con Agis e Federvivo in prima fila, resta un problema- meglio dire una gigantesca grana- sul tavolo di Dario Franceschini. Il ministro era convinto di aver sanato le brame di Barbareschi con la concessione di un milione di euro extra-Fus faticosamente reperiti tra le risorse del dicastero. Si illudeva che riportare l'Eliseo ai livelli di finanziamento precedenti all'arrivo di Barbareschi bastasse. Invece non è bastato perché l'uomo non si accontenta e sa trovare strade alternative.

EQUIVOCI E SORPRESE
La più impervia, quella del Ministero dell'Economia e delle Finanze, abituato a dire sempre No per tenere i conti in ordine si è trasformata in autostrada perché nonostante il parere contrario di Pier Carlo Padoan, Barbareschi ha trovato ascolto e aiuto nei solerti funzionari di quel ministero (i cosiddetti signor No della spesa pubblica, in tutti gli altri casi), ascolto decisivo per fare passare l'emendamento.

A sentire i bene informati, la norma è passata all'insaputa stessa dei deputati del Pd chiamati a votarlo e inconsapevoli degli effetti dello stesso e con il parere tentennante del vice ministro Morando (consapevole?) lì per delega di Padoan. Miracoli della Ragioneria. Sia come sia, la disfida è appena iniziata. Barbareschi punta a far diventare strutturale un finanziamento pubblico che essendo erogato a una società privata, a differenza degli altri teatri finanziati dallo stato , ha costi e spese di gestione impossibili da controllare. Probabilmente sono calunnie, ma il finale di partita, come suggeriva Beckett, è ancora tutto da scrivere.
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