Renga: «Un tour che segna il mio nuovo percorso»

Renga: «Un tour che segna il mio nuovo percorso»
di Fabrizio Zampa
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Domenica 9 Luglio 2017, 12:04 - Ultimo aggiornamento: 20:17

Per Francesco Renga la ricetta della sua musica è in tre parole: anima, istinto e passione. «Tutte le altre gabbie e caselle sono a mia discrezione, nel senso che per assecondare la mia voglia, il mio interesse, la mia curiosità e la mia necessità di espressione cerco sempre un linguaggio che sia adatto, consono, contemporaneo, e secondo me è questa l'unica formula per mettersi ogni volta in discussione, in gioco».

Nato a Udine nel glorioso 1968, oggi quarantanovenne ma in splendida forma, Francesco presenta Scriverò il tuo nome, vendutissimo album live con tre inediti e riletture di precedenti successi, al completo della sua band: il chitarrista e tastierista Fulvio Arnoldi, il tastierista Vincenzo Messina, i chitarristi Stefano Brandoni e Heggy Vezzano, il bassista Gabriele Cannarozzo e il batterista Phil Mer.

Renga si è fatto le ossa restando per 13 anni nella rockband dei Timoria prima di mettersi in proprio, e da cantautore e musicista ha fatto parecchia strada. (c’è chi sostiene che abbia avuto come ispiratore il grande Demetrio Stratos), ha scritto tanti brani, da Raccontami a Segreti, Sogni da dimenticare, Vuoto a perdere, Ci sarai), ha collaborato con tanti autori (da Federico Zampaglione a Giuliano Sangiorgi, Francesco Gabbani, Tony Maiello, Fortunato Zampaglione, Ermal Meta, Kekko Silvestre, Diego Mancino, Roberto Casalino...), ha una voce profonda e intensa ma anche capace di insospettabili acrobazie (c’è chi sostiene che abbia avuto come ispiratore il grande Demetrio Stratos), e nelle sue performance dal vivo, al confine fra rock, canzone d’autore, pop e suoni attualissimi, si muove spesso in territori non ancora esplorati.

«Ho la fortuna di avere le spalle coperte da un pubblico incredibilmente bello, un pubblico come me, attento, curioso, che mi assomiglia, e quindi posso rischiare anche voli pindarici - dice. - Negli anni mi sono potuto permettere una carriera molto frastagliata, che non è mai stata un percorso lineare: ho sempre cercato di stupirmi e di stupire, e questo non è un atteggiamento fine a se stesso ma dettato da mie precise esigenze».

Fra i singoli di maggior successo c’è Nuova luce.
«E’ stato un esperimento, un brano pensato per una generazione molto più giovane della mia, la cui sensibilità aveva bisogno di un linguaggio differente. Cimentarmi con quella canzone è stato l'unico modo per parlare a una generazione come la loro, con la tranquillità e la sicurezza di avere un pubblico che mi avrebbe seguito e che mi avrebbe capito».

Resta il fatto che chi ha un'anima rock parla con chiunque, di qualsiasi età...
«Sì, il rock è un'anima, un'abitudine, e non un abito da indossare o uno stile. Rock è rock, e rock lo siamo dentro. Anni fa sono stato il primo a fare un disco con una grande orchestra sinfonica di 90 elementi, ripescando canzoni della mia giovinezza, cover degli anni 60 e 70, e per me quel tipo di approccio al lavoro è stato forse il momento più rock di tutto quanto il resto, e lo dico anche se c’erano tanti musicisti e tanti strumenti ma neanche una chitarra elettrica».

Per Renga questo è un tour magico.
«Lo chiamo così perché è il traguardo del mio nuovo percorso dopo il secondo album da solista. Con trent'anni di carriera Scriverò il tuo nome è stato un modo per fermare nel tempo quei momenti e gratificare tutti, musicisti e collaboratori, ma soprattutto la gente, che è il vero motore che ci aiuta a realizzare ogni nostro sogno. Un artista ha grandi sogni e li fa da solo, ma poi hanno bisogno di un pubblico per diventare realtà».

Adesso tocca alla fase estiva del tour.
«Dopo tanti concerti nei palazzetti, pieni di una grande passione che volevo far diventare anche un progetto discografico, sono passato alla versione per le vacanze. Oltre al nuovo album e ai miei successi ci sono anche i tre inediti del disco, ovvero Nuova luce, brano pieno di emozioni, Così diversa, che ho fatto insieme a Elodie perché volevo una voce interessante, fresca e giovane come la sua e dal duetto è uscito fuori un pezzo molto giusto, e poi Non passa mai, di sapore più acustico. E' un tour figlio di quello nel palazzetti, pensato per le location che andrò a toccare, come il Teatro Greco di Taormina, dove riuscirò a portarmi dietro anche schermi da 12 metri che in altri posti non troverebbero spazio, e ho anche rinfrescato la scaletta, che d'estate è per un pubblico che ha aspettative e necessità diverse». Buon viaggio, Francesco.

Parco della Musica, Cavea, domenica 9 luglio ore 21









 

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