Kendrick Lamar a Parigi, l'eroe del rap che abbatte i confini

Kendrick Lamar a Parigi, l'eroe del rap che abbatte i confini
di Andrea Andrei
4 Minuti di Lettura
Martedì 25 Ottobre 2022, 21:45

dal nostro inviato
PARIGI

Kendrick Lamar non è solo un artista. Altrimenti sarebbe difficile da spiegare il rapporto che lega il 35enne rapper californiano al suo pubblico. Non lo spiegano nemmeno i numeri, già di loro impressionanti (tanto per citarne uno, parziale: 37,3 milioni di ascoltatori questo mese su Spotify), né i riconoscimenti, primo fra tutti il Premio Pulitzer vinto nel 2018, la prima volta nella storia per un musicista rap. I suoi concerti sono più dei riti catartici, per non dire religiosi, che hanno al centro un solo demiurgo: Kendrick, l'eroe nero che dalle case popolari di Compton, cittadina alle porte di Los Angeles, ha preso carta, penna e microfono e ha attraversato le folle parlando di dolore, crescita e riscatto, le stesse folle che oggi lo acclamano, che per lui (spesso con una corona di spine in testa, tanto per citare la religione) impazziscono, che con lui scandiscono all'unisono ogni rima.

LA SFIDA
Sabato sera all'Accor Arena di Parigi, in una splendida giornata quasi estiva, è andato in scena proprio quel rito, una catarsi collettiva ma ordinata, una bolgia educata che ha reso il palazzetto, sold out con oltre 20 mila persone, un nucleo di energia. Da li sono andati in scena addirittura tre show in contemporanea: uno sul palco, uno in platea, e un terzo - questa la vera particolarità - in diretta streaming su Amazon Prime Video (e anche sul canale Twitch e sull'app di Amazon Music), nelle case degli spettatori collegati da 240 Paesi nel mondo. L'occasione, per Lamar e i suoi seguaci, era importante: non solo un'altra data del suo The Big Steppers Tour (prodotto da Live Nation e presentato da Rotation, il marchio R&b e hip-hop di Amazon Music, è partito da Milano lo scorso 23 giugno e approdato a Parigi venerdì), ma il decimo anniversario di Good Kid, M.a.a.d City, il disco che nel 2012 diede una svolta alla sua carriera trasformandolo in uno dei rapper più rappresentativi della sua generazione. «È anche per questo, per la capacità di Kendrick di entrare in sintonia e unire le persone, che abbiamo scelto questa data per il nostro live streaming», spiega Sean McGullan, direttore dei prodotti e dei servizi artistici di Amazon Music.
Per riuscire a portare l'atmosfera dello show all'Accor Arena anche a migliaia di chilometri di distanza tramite video ci sono voluti due mesi di tempo per monitorare e studiare ambiente e angolazioni, 18 telecamere distribuite in tutto il palazzetto, due container dedicati ad audio e video, con il fine di creare uno spettacolo televisivo a sé stante.

La formula degli eventi artistici in diretta d'altronde rappresenta una frontiera importante per il mondo dello spettacolo: basti pensare a ciò che significano i diritti tv per lo sport.

«Ma non vogliamo sostituirci agli eventi dal vivo, anzi», sottolinea Kirdis Postelle, direttrice globale del marketing degli artisti di Amazon Music, «vogliamo solo portarli anche a chi per varie ragioni non può viverli in presenza. Il concerto di Lamar è stato sold out anche se veniva trasmesso gratis su Prime Video e se resterà fruibile on demand sulla piattaforma. Per chi è qui oggi l'evento dal vivo resta insostituibile». Non è difficile darle ragione. Basta osservare dagli spalti ciò che succede tutt'intorno. Mentre sul palco va in scena uno show studiato al millimetro, dove scenografie esplosive sottolineano i beat granitici di brani-manifesto come Backseat Freestyle, Bitch, Don't Kill My Vibe, Money Trees, Love e Alright, quello che accade nel parterre è davvero impressionante.

LA SFERA
Una vena pulsante, che non è fatta solo di ritmo, ma di carne e sangue. Un'onda di corpi che si muove all'unisono, in un dinamismo puro che sembra seguire un copione parallelo, dove le torce degli smartphone si accendono e si spengono rendendo la cornice parte del tutto. Kendrick è un atleta della parola, un maratoneta della rima con la velocità di un centometrista. Se ne sta lì per due ore, dritto in mezzo alle luci, alle fiamme, ai ballerini che entrano ed escono dal palco, contorcendosi e ballando anche quando una pedana lo trasporta in alto, sospeso nel cuore di quella sfera di musica e luci. Scorrono i brani dell'ultimo album, Mr. Morale & The Big Steppers, di M.a.a.d City e anche di Damn, il disco che gli ha fatto vincere il Pulitzer. Si ha l'impressione di far parte di una connessione, che va ben oltre quella dei dati dello streaming, che permette di sentirsi vicini, anche a tanti chilometri di distanza. E per un attimo sembra vero che per avere qualcosa basta desiderarla. Come un ragazzo che parte da un sobborgo per prendersi il mondo. Come una giornata d'estate a Parigi a fine ottobre.

© RIPRODUZIONE RISERVATA