Classe 1986, padre rumeno e madre italiana, Anna ha iniziato la sua carriera prestissimo: a otto anni ha vinto il suo primo concorso e a dodici ha esordito alla Scala: «Quella sera ho capito che la musica sarebbe stata la mia vita, mentre fino ad allora ho suonato con la sana incoscienza di una bambina».
Il concerto di Sibelius è uno dei più amati di Anna: «Permette al violinista di esprimere al meglio le proprie qualità tecniche ed espressive. E poi ci sono affezionata, perché è con questo brano che ho vinto il Concorso Enescu nel 2006».
Anna ha bruciato le tappe: diploma al Conservatorio di Cagliari a quindici anni, perfezionamento a Cremona con Salvatore Accardo e poi a Philadelphia. Adesso è una delle violiniste più apprezzate della sua generazione. Sul #MeToo ha le idee chiare. «Io non sono sempre dalla parte delle donne, perché secondo me molte ci hanno marciato. Perché uscirsene dopo venti, venticinque anni? Non è giusto rovinare una carriera per un fatto accaduto così tanto tempo prima. Per carità, ho vissuto anch’io sulla mia pelle esperienze simili, so di cosa stiamo parlando. Ci sono alcune persone con ruoli importanti che ne approfittano, ma adesso credo che si esageri: basta una mano su una spalla per rovinare qualcuno».
Non c’è solo la classica nella vita di Anna: a Stoccolma ha partecipato a un concerto in memoria di David Bowie suonando con Zucchero e i Simple Minds.
Adora i Muse: «Se mi vogliono, io sono qui».
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