Addio Emma Castelnuovo,
la professoressa di 100 anni

Addio Emma Castelnuovo, la professoressa di 100 anni
di Gabriele Santoro
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Lunedì 14 Aprile 2014, 19:01 - Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 09:12
Emma Castelnuovo ha rappresentato una stella polare per le moltissime generazioni di studenti, ai quali ha fatto amare la matematica.

Ieri la famiglia ha annunciato la sua scomparsa all'età di cento anni. Il suo modo attivo d'insegnare rese una materia, pregiudizialmente ritenuta ostica e fredda, affascinante. Considerava la matematica un elemento fondamentale della formazione culturale di cittadini liberi e consapevoli. La sua esistenza è intimamente connessa a Roma e a momenti bui della sua storia. Figlia di Guido Castelnuovo, padre fondatore della scuola italiana di geometria, nel 1938, conclusi gli studi universitari, vinse il concorso per insegnare alle secondarie, ma le leggi razziali promulgate dal regime fascista, in quanto ebrea, le impedirono di assumere l'incarico.



La clandestinità. L'occupazione nazista la costrinse alla clandestinità, salvandosi dalla retata nel Ghetto il 16 ottobre 1943. Dopo la Liberazione ottenne la cattedra presso la Scuola Media Torquato Tasso. Un impegno ininterrotto dal 1945 al 1979, che si aprì subito all'insegna dell'innovazione: «Mi resi conto che il corso di geometria non interessava; non produceva alcuno stimolo agli alunni - ricordava Castelnuovo -. Bisognava cominciare con qualcosa che portasse l'attenzione sulla realtà che ci circonda». La geometria non poteva dunque partire dall'astratto, ma dall'esperienza concreta dei ragazzi in laboratorio. La preparazione delle lezioni e la pluralità dei materiali didattici erano uno dei suoi segni distintivi, come la capacità di ascolto. Nel 1949 il volume Geometria Intuitiva costituì una sorta di manifesto ideale e pragmatico, atto a rivoluzionare il sistema didattico dell'epoca: promosse e mise in pratica un approccio sperimentale e operativo alla disciplina.



L'Europa. La sua spinta verso il cambiamento guardò anche all'Europa, dove stabilì un rapporto proficuo con Jean Piaget nell'ambito della International commission for the study and improvement of mathematics teaching.
Negli anni Sessanta portò gli universitari ad assistere alle proprie lezioni, per comprendere che cosa significasse costruire un ambiente educativo e relazionale dinamico. Organizzò varie esposizioni dei lavori realizzati dai suoi studenti. Ispirò profondamente i programmi per la scuola media introdotti nel 1979. Lottò con entusiasmo e rigore sempre per il superamento delle diseguaglianze, attraverso la qualità dell'insegnamento pubblico accessibile a tutte le classi sociali.
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