La trincea dell’Ermo Colle, tante adesioni anche dall’estero alla campagna lanciata dal Messaggero

Il colle dell'Infinito di Leopardi
di Giovanni Sgardi e Alessandra Bruno
4 Minuti di Lettura
Martedì 1 Aprile 2014, 11:01 - Ultimo aggiornamento: 11 Aprile, 11:07

RECANATI - Anche l’Universit di Citt del Messico vuol salvare l’immortale visione poetica di Leopardi dal Colle dell’Infinito. Anche gli atenei di Madrid, Valladolid, Granada chiedono di preservare da una moderna ristrutturazione l’“ultimo orizzonte” marchigiano, entrato nel cuore della lirica spagnola come se fosse un verso di Lorca.

Il soprintendente per le Marche Stefano Gizzi snocciola i suoi contatti personali, scorre l’elenco dei tanti sottoscrittori della petizione online del Messaggero, e rilancia il suo ”no pasaran” sul luogo leopardiano. Niente bed and breakfast, come era l’idea originaria della famiglia Dalla Casapiccola, riguardo alla trasformazione di un casolare sulla skyline evocata nei “Canti”; ma, anche senza ombrelloni e sedie a sdraio per turisti, niente recupero del rudere come abitazione privata che modifichi, con un nuovo look e l’aumento di cubatura, il colpo d’occhio sulla vallata recanatese.

CARATTERISTICHE IDENTITARIE

Gizzi, a tal proposito, e in attesa di incontrare proprietari e il sindaco Fiordomo, è categorico: «La Soprintendenza è aperta a un progetto che preveda la permanenza delle caratteristiche identitarie della casa colonica e dei suoi annessi agricoli, proprio perché fanno parte di un paesaggio consolidato. Non potranno, pertanto, essere prese in considerazione operazioni di demolizione e ricostruzione, che significherebbero la perdita totale delle caratteristiche costruttive di un’epoca, dei materiali originali, ed anche di un “mondo” che verrebbe a svanire. Attendiamo, dunque, una proposta che sia di restauro, con un minimo di adattamento, per un massimo di produttività culturale».

Il poche parole, in casolare dei Dalla Casapiccola, dovrà rimanere tale e quale a come era ai tempi del poeta. La Soprintendenza che, in base alla recente sentenza del Consiglio di Stato, dovrà motivare in maniera approfondita il suo “no” al progetto di ristrutturazione a fini ricettivi, anticipa in qualche modo il suo orientamento esplicativo: «Attendiamo - prosegue Gizzi - un progetto che recepisca le indicazioni già fornite a suo tempo, tale da contemplare un’ipotesi finalizzata ai principi del restauro e della conservazione, nel rispetto delle caratteristiche tipologiche e morfologiche dei manufatti nel loro insieme».

Così Gizzi si allinea ai ministri Franceschini e Giannini, intervenuti sul Messaggero a favore della salvaguardia del Colle leopardiano. Il soprintendente si richiama soprattutto alla “battaglia contro l’ignoranza” evocata dalla Giannini. «La difesa di Leopardi - aggiunge Gizzi - dei segni visibili della sua opera, nonché dei territori da lui cantati o che a lui sono legati, sia sotto un profilo letterario, sia sotto un aspetto simbolico o immateriale, è sicuramente una questione di cultura, di civiltà, di rispetto per noi stessi e per la nostra identità e le nostre radici».

NOMI PRESTIGIOSI

A proposito delle firme raccolte dal Messaggero, Gizzi sottolinea la levatura di assoluto prestigio: «Si tratta di docenti universitari, non solo di Restauro, ma anche di Storia dell’Architettura, dell’Arte e di Archeologia. Provengono da varie Facoltà italiane (di Roma «La Sapienza», di «Roma Tre», di «Roma Tor Vergata», del «Politecnico di Milano», della «Federico II» di Napoli, della «Seconda Università degli Studi di Napoli», del Master «Architettura Storia e Progetto») e dalle maggiori università spagnole (Madrid, Valladolid, Granada) e, naturalmente, da colleghi e funzionari del Ministero. L’appello, poi, si è allargato all’Icomos (International Council on Monuments and Sites), all’Icom, e a molte altre associazioni culturali».

Si uniscono alla battaglia anche le due Università maceratesi: Unimc (Macerata) e Unicam (Camerino). «Sono assolutamente contrario a tutto ciò che, in peggio, potrebbe modificare la memoria di uno dei geni del territorio» spiega il rettore Unimc, Luigi Lacchè. Il suo ateneo è capofila nella promozione di un “Umanesimo che innova”. «Anche per questo siamo vicinissimi alla figura di Leopardi - aggiunge Lacchè -. Recanati è una città-museo, riusciamo ad onorare la memoria del poeta, solo conservando i luoghi, che ne hanno contrassegnato la presenza». Poi aggiunge: «Auspico una soluzione tra privati e Soprintendenza, che sia capace di omaggiare la poesia di Leopardi».

Cristallina nella sua chiarezza anche la visione del rettore Unicam, Flavio Corradini: «Chiunque ama la cultura nel nostro Paese non può che vivere con apprensione l’eventuale modifica di un’area, quella leopardiana, patrimonio umano, storico e culturale immenso».