Il Messaggero in difesa del Colle dell'Infinito: la raccolta firme per evitare che sia trasformato in un resort

Il Messaggero in difesa del Colle dell'Infinito: la raccolta firme per evitare che sia trasformato in un resort
di Fabio Isman
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Giovedì 27 Marzo 2014, 18:32 - Ultimo aggiornamento: 11 Febbraio, 02:19

Il Messaggero promuove un appello e una raccolta di firme, a favore del Colle dell’Infinito. Dalla piccola altura a Recanati, che in realtà si chiama Monte Tabor, si ammira la Torre del Passero solitario; è un angolo di paesaggio, vicino al centro storico, rimasto come nell’Ottocento: una casa colonica con le sue pertinenze (deposito di attrezzi, porcilaia e fienile) immersa nel verde. Ha ispirato una tra le più celebri poesie di Giacomo Leopardi, che qui l’ha scritta, perché veniva a «fingersi» (dall’«ermo colle» che gli era «sempre caro», oltre la «siepe che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude»), la «profondissima quiete», gli «interminati spazi», i «sovrumani silenzi».

Il luogo è ora al centro di una battaglia.

Perché la proprietaria del casale vorrebbe trasformarlo, accorpandone i volumi esistenti e scavando un garage sotterraneo, per destinarlo, secondo una prima idea, ad una Country House, con sdraio ombrelloni. Insomma, se rinascesse, e se ancora volesse, il poeta dovrebbe scrivere «sempre caro mi fu quest'ombrellone / e questa sdraio che da tanta parte / dell'ultimo orizzonte il guardo esclude».

A questo si oppone la soprintendenza, affiancata dal Fai, da Italia nostra, dal conte Vanni e da altri discendenti di Leopardi, il quale già nel 1998 si oppose, vincendo, al passaggio di un elettrodotto sul Colle. Parere negativo al progetto; ricorso al Tar contro l’autorizzazione comunale a costruire; nuovo ricorso al Consiglio di Stato. Il quale, però, ha dato ragione alla parte privata. Il ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini, ha subito detto che «il Colle è patrimonio della letteratura e della cultura italiana, e come tale va preservato; ho dato disposizione agli uffici perché adottino tutti gli atti necessari a ribadire il parere negativo sui progetti che incidono sull’area».

Il soprintendente per le Marche, Stefano Gizzi, ha aggiunto che «la sentenza del Consiglio di Stato non dà alcun via libera alla trasformazione della casa colonica esistente in una Country House», ma impone alla soprintendenza un nuovo parere, «magari anche un diniego definitivo, purché meglio e più puntualmente motivato», spiegando che «apriremo ovviamente un dialogo con la controparte; ma un parere eventualmente favorevole potrà essere dato soltanto a un progetto diverso dall’attuale: che preveda il mero restauro conservativo della casa colonica, tipico esempio d’edilizia minore della zona. Senza aumenti di volume; sbancamenti di terreno nella collina; “resorts”, o altre simili amenità». Numerose altre prese di posizione si sono susseguite, perché lo scempio sia evitato.

Alla “querelle” non può restare estraneo Il Messaggero, che ha deciso, attraverso la sua edizione on line, di raccogliere le firme per un appello affinché il Ministero non lasci nulla d’intentato pur di garantire la tutela e il salvataggio del Colle leopardiano: un simbolo dell’“Italia da difendere”, che ancora sopravvive. Le sottoscrizioni saranno inviate al Ministro per i Beni culturali Franceschini, come uno sprone e un supporto alla sua azione.

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