«Siamo molto fieri di poter rendere omaggio alla leadership italiana nel campo della tutela del patrimonio culturale», spiega l’ambasciatore britannico Jill Morris, che per l’occasione ospita a Villa Wolkonsky alcune opere trafugate negli anni e recuperate proprio grazie al lavoro dei Carabinieri, dal violino Andrea Amati del ‘500 al rilievo funebre di Palmira. «Noi inglesi - dice - abbiamo imparato dall’Italia, creando un’unità delle forze armate dedicata proprio all’arte e con un’importante collaborazione diplomatica, di polizia ed enti culturali».
Ancora avvolti nel mistero i passi che hanno portato i due reperti etruschi dall’Italia a Londra. «Facilmente - spiega il generale Fabrizio Parrulli - gli oggetti rubati attraversano due, tre anche quattro frontiere prima di riaffacciarsi sul mercato». Londra in Europa e New York negli Stati Uniti, le due piazze più ricche di affari. E proprio nel Regno di sua Maestà la Regina sono ricomparse le due opere.
«Il bronzetto - racconta il generale - è stato riconosciuto su un catalogo di un’asta come una degli oggetti rubati dell’Art Loss Register». «Il venditore - aggiunge il Detective Sergente Rob Upham della Metropolitan Police Arts and Antiques Unit - era in buona fede ed è trattato come un testimone. Purtroppo la persona dalla quale lo acquistò è morta».
Della sfinge, invece, non si conosceva nemmeno l’esistenza, trafugata direttamente con scavi clandestini, probabilmente nell’Etruria meridionale, «in quel triste periodo di fine anni ‘60-‘70 - dice Parrulli - che noi chiamiamo della "razzia". Quando cioè erano in azione i tombaroli, che tanto patrimonio ci hanno rubato e tante pagine di storia distrutto». In questo caso, già il collezionista privato e la casa d’aste nutrivano dubbi sulla provenienza dell’oggetto. Tanto che le indagini, «ancora in corso», hanno portato al noto trafficante d’arte italiano Giacomo Medici, già arrestato nel 1997.
«Entrambi i reperti - prosegue Parrulli - sono di grande valore storico e artistico. Se fossero stati venduti avrebbero fruttato diverse migliaia di sterline». Restituiti al Mibac, il bronzetto tornerà a Siena, mentre per la sfinge si dovrà ricostruire il luogo di provenienza. «Per noi è un big deal, un bel colpo - sorride il detective Upham - A Londra rintracciamo reperti da tutto il mondo, ma certo, una gran parte arriva dall’Italia, perché qui è concentrata così tanta ricchezza culturale». Ma «anche noi in Italia - conclude Parrulli - a volte recuperiamo e restituiamo opere rubate al Regno Unito».
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