L'artista tedesco Hans-Peter Feldmann, protagonista dell'arte concettuale europea che con le sue opere composte da immagini apparentemente banali si è guadagnato un seguito di culto per la sua prospettiva dissacrante, è morto all'età di 82 anni a Düsseldorf. Le otto gallerie d'arte che rappresentavano Feldmann - 303 Gallery, Martine Aboucaya, Mehdi Chouakri Berlin, Konrad Fischer Galerie, Simon Lee Gallery, Galerie Francesca Pia, Projecte SD, Galerie Barbara Wien - hanno annunciato congiuntamente la sua morte, avvenuta il 30 maggio, solo sabato 3 giugno. Nato il 17 gennaio 1941 a Düsseldorf, Feldmann verso la fine degli anni Sessanta inizia la sua ricerca sul concetto di originale e sulle problematiche della riproducibilità dell'opera d'arte.
Nel 1968 realizza il primo «libretto», caratterizzato da un piccolo formato, con la copertina di cartone, stampato in bianco e nero; il materiale utilizzato è composto da immagini reperite da giornali, riviste, cartoline e poster, che titola semplicemente «Bilde» (immagine) o «Bilder» al plurale. Le foto sono raccolte e archiviate per categoria e nel 1977 le espone per la prima volta. Nello stesso anno amplia il suo repertorio colorando le immagini raccolte. Dapprima gli interessano le pagine dei giornali, le foto tessera fotocopiate, le foto di bambini, di ragazze pin-up; poi i dipinti e i disegni degli antichi maestri; infine le antiche sculture. Nella collezione del Castello di Rivoli (Torino) a rappresentare la sua opera c'è «Sonntagsbilder» (1976): 21 manifesti differenti per dimensione, tipologia e soggetto composti dall'artista senza nessun tipo di rielaborazione in una sorta di immaginario della felicità borghese («Immagini della domenica» è il titolo in italiano). Nel mostrare l'onnipresenza della riproduzione nelle sue opere, Feldmann teorizza il concetto dell'originale mancante. È la molteplicità delle riproduzioni che attribuisce all'originale la sua unicità: il valore dell'opera d'arte e la sua riproduzione meccanica, non sono più in contrasto ma sono strettamente connessi. Nel 1975 l'artista mette in mostra una vastissima collezione di giocattoli. In conseguenza di ciò, Feldmann nel 1980 decide di chiudere la sua attività artistica con una mostra a Gent, in Belgio, ultima tappa della sua carriera, dopo la quale distrugge i lavori ancora in suo possesso e si rifiuta di dare ulteriori contributi al mondo dell'arte. Dopo il ritiro volontario dall'arte Feldmann lavora in un negozio di giocattoli. Solo nel 1989, dietro pressioni del curatore Kasper König, è tornato all'arte concettuale, riprendendo da dove aveva lasciato, anche se le opere dagli anni Novanta in poi hanno un occhio più sensibile nei confronti delle questioni politiche e sociali, dal terrorismo in Germania ai fenomeni migratori. Ne è un esempio la memorabile installazione «9/12 Frontpage, 2001» che riunisce centocinquanta prime pagine di quotidiani internazionali pubblicati all'indomani dell'attacco alle Torri Gemelle di New York.
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