Isabelle Huppert presidente di Giuria
a Marrakech: "Io, attrice giramondo"

Isabelle Huppert al Festival di Marrakech, di cui presiede la Giuria
di Gloria Satta
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Lunedì 8 Dicembre 2014, 20:21
Isabelle Huppert, presidente della Giuria di cui fanno parte anche Mario Martone e Mélanie Laurent, ha inaugurato il 13mo Festival del cinema di Marrakech che si chiuderà il 13 dicembre dopo aver presentato 87 film provenienti da 22 Paesi. L’attrice francese è, come sempre, instancabile. In attesa di girare “Future” in Francia con la regista Mia Hansen Love, e in attesa di sbarcare sul set del nuovo film di Paul Verhoeven “Elle”, ha interpretato in America, nella Valle della Morte, il dramma “The Valley of Love” accanto a Gérard Depardieu e “Louder than bombings”.

E’ già stata presidente di giuria a Cannes, come sceglierà i film da premiare?

“Seguirò un unico criterio: avere uno sguardo innocente ed essere più aperta possibile, pronta a lasciarmi sorprendere, curiosa di conoscere cinematografie e registi che ignoravo. Sono gli stessi criteri che guidano le mie scelte di spettatrice”.

Servono ancora i festival cinematografici?

“Più che mai in Paesi come il Marocco, dove il cinema non ha una presenza capillare e può rappresentare una finestra sul mondo, uno strumento di conoscenza. Il cinema può essere una speranza di comprensione e apertura in un mondo violento e conflittuale”.

Che effetto le ha fatto ritrovare sul set Depardieu?

“Sono stata molto felice. Nel film che abbiamo girato insieme, diretti da Guillaume Nicloux, interpretiamo una coppia separata che si ritrova dopo la morte del figlio. E’ un film sorprendente e anche l’ambientazione ha un ruolo importante”.

Se ripensa alla sua splendida carriera, che sentimenti prova?

“Io non mi volto mai a contemplare il passato. Preferisco guardare avanti”.

Un regista decisivo, per lei, è stato Claude Chabrol. Come lo ricorda?

“Abbiamo girato insieme sette film e stabilito una relazione unica, che ha segnato positivamente tutta la mia carriera. Al di là del suo talento di regista, Chabrol è stato un umanista, una persona coltissima che tuttavia amava la vita. Mi manca molto”.

Se si tratta di lavorare in Paesi lontani o luoghi impervi, lei non si tira indietro…

“E’ vero, di recente ho girato film nelle Filippine, in Corea del Sud, negli Stati Uniti dove tra l’altro ho fatto teatro con Cate Blanchett, in Norvegia. La curiosità è la molla che mi spinge a scegliere”.

Perché continua a fare teatro?

“Perché mi dà emozioni e stimoli diversi diversi dal cinema. Non potrei farne a meno”.

Di cosa parla “Louder than bombings”?

“E’ un film ambizioso che cerca di spiegare come la violenza del mondo agisce sull’intimità delle persone”.

Come mai non ha sbagliato un colpo?

“Il merito non è mio, ma dei registi che mi hanno diretta”.

Ha mai scelto un film che la mettesse in pericolo?

“Mai. Il cinema è un rifugio, non una minaccia”.

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