Venezia, un cane e un bambino in Anatolia. Applausi per l'opera prima di Mujdeci

Venezia, un cane e un bambino in Anatolia. Applausi per l'opera prima di Mujdeci
di Fabio Ferzetti
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Mercoledì 3 Settembre 2014, 18:57 - Ultimo aggiornamento: 7 Settembre, 16:47
Un cane un bambino, un legame fortissimo. Ma non è Lassie e nemmeno Rin Tin Tin. Il cane che dà il titolo all’applaudita opera prima del turco Kaan Mujdeci è un bestione alto quanto il suo piccolo padrone. E se con lui è un pezzo di pane, con i suoi simili è una belva. Il piccolo Aslan lo raccoglie dopo un tremendo combattimento clandestino in una regione sperduta della Turchia orientale. Gli altri danno Sivas per morto. Lui lo prende, lo cura, lo porta a casa nel suo villaggio miserabile. E grazie a quel cane rispettatissimo, almeno finché combatte, diventa un po’ più uomo anche lui.



Fa colpo sui coetanei, corteggia la bambina di cui è innamorato (è molto bello il contrasto tra la tenerezza di queste scene e la crudeltà dei combattimenti). Fino a capire, poco a poco, che la forza, la lotta, il turpiloquio, insomma i valori virili alla base della cultura arcaica e violenta in cui è immerso, forse non sono tutto. Un debutto impressionante per la forza e la nitidezza della regia, tutto girato con interpreti non professionisti trovati sul posto. C’è dietro un documentario sullo stesso tema girato dal regista pochi anni prima. Si vede.



Sivas di Kaan Mujdeci (concorso)
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