Anita Ekberg, addio tra rose bianche e troppe panche vuote

Anita Ekberg, addio tra rose bianche e troppe panche vuote
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Mercoledì 14 Gennaio 2015, 11:53 - Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 12:34

La chiesa luterana di Roma, al rione Ludovisi, è adornata di rose bianche per accogliere il feretro di Anita Ekberg, icona angelica del film La dolce vita e musa ispiratrice di Federico Fellini. Un cuscino di fiori è firmato Bulgari, i cui gioielli spesso illuminavano ancor di più il volto nordico della statuaria attrice svedese. Anita Ekberg si è spenta sabato scorso, all'età di 83 anni, nella clinica San Raffaele di Rocca di Papa, dove da tempo era ricoverata perché gravemente malata.

All'ambasciata di Svezia è stata riservata la prima fila di panche della chiesa, ma si intravedono in fondo molti posti vuoti.

L'attrice, infatti, dopo il grande successo dell'irriverente bagno nella Fontana di Trevi con Mastroianni (nella mente di tutti riecheggia la sua voce e il sensuale invito «Marcello come here») è morta sola e in grosse difficoltà economiche. Nella chiesa dalle volte completamente dorate ora la cerimonia funebre è stata tenuta in lingua inglese.

«Tanti hanno visto solo la tua bellezza... pochi hanno scoperto la tua anima», recita un cartellone lasciato a terra, all'uscita della Chiesa luterana di Roma, al rione Ludovisi, dove si è conclusa la celebrazione funebre per Anita Ekberg, l'attrice svedese morta l'11 gennaio scorso all'età di 83 anni. Accanto al feretro, per tutta la funzione, sono state esposte due foto dell'attrice prima della malattia, già anziana, ma ancora bellissima, curata ed elegante. Presente in prima fila la nipote Christina, figlia del «fratello preferito», ha sottolineato un'amica.

«Quando oggi diamo l'addio ad Anita Ekberg, è un addio a una grande attrice, a una vera star del cinema - inizia così il suo discorso il reverendo Per Edler, della Chiesa di Svezia a Roma - al di là della regina di bellezza, la diva, la star del cinema, la felice e forte persona che caratterizzava la moda Ekberg, anche lei, come tutti noi, era una persona che aveva bisogno di mettere da parte tutti i ruoli, rilassarsi ed essere sé stessa. Come zia offriva ospitalità e con i parenti e alcuni amici, poteva non solo rilassarsi, ma anche offrire un luogo dove essere solo sé stessi».

Il reverendo nel suo discorso non ha nascosto il fatto che Anita «amava essere sotto gli occhi di tutti», e scherzando ha detto: «Non mi sorprenderebbe se Anita, alla porta del cielo, chiedesse a Dio Hai mai visto i miei film? E non mi sorprenderebbe se Dio rispondesse: Spiacente Anita, non ho mai avuto il tempo, ma ho sempre visto te e il tuo cuore!. Anita resterebbe tranquilla per un attimo, magari brontolando dentro di sè, poi però tirerebbe fuori quel suo grande sorriso».

Le note di Con te partirò di Andrea Bocelli, suonate dall organista Concezio Panone, hanno segnato la fine della cerimonia, tra la commozione degli amici presenti. Il feretro è stato quindi portato fuori dalla chiesa, accompagnato da un applauso. «Per me è stata la più grande del mondo, perché mi ha fatto sentire un re - ha detto tra le lacrime il marchese Antonio Gerini, impresario, playboy e direttore del famoso locale Il Pipistrello, che ha avuto una relazione con Anita - Spero venga accolta insieme a mia mamma in cielo e spero di raggiungere presto tutte e due, perché sono state due grandi donne. Donna più grande di Anita non c'è mai stata». «Era bella fuori, ma soprattutto dentro. Pochi l'hanno capito», secondo Bruna, un'amica da anni. «È stata un'amica straordinaria, e lo è stato per molte di noi - ha ricordato Joan Marie che la conosceva da 34 anni - Mi ha insegnato tanto sul valore dell'amicizia. Sono stata anche sua vicina di casa in campagna, ho viaggiato con lei per lavoro. Nella vita privata era molto diversa dal set. Quando camminava in luoghi pubblici era una diva appariscente, nei momenti solo nostri, invece, era semplice e dolce. I ricordi più belli che ho con Anita sono legati alla cucina: la domenica mattina preparavamo il pranzo della domenica, insieme a mio figlio disabile. Ti voglio bene Anita».

«Ho conosciuto Anita negli ultimi anni - ha raccontato un uomo visibilmente commosso - amava la sua fama e la celebrità, ma allo stesso tempo era estremamente semplice nella sua vita privata, non aveva simpatia per chi si dava le arie. È rimasta legata alla sua terra, ha conservato sempre la cittadinanza svedese e le sue abitudini. Ma in questa sua semplicità ha girato il mondo, guidata da una profonda curiosità verso le persone e i mondi che incontrava. Non si nascondeva dietro la sua fama, ma ha conservato la bontà, la curiosità e la semplicità di una persona vera».

L'ultimo a parlare, di fronte al feretro, al termine della cerimonia è stato un ragazzo: «L'ho conosciuta perché faccio parte della Comunità di Sant'Egidio andavo a trovarla in clinica. Un giorno le ho portato la mia bandiera della Svezia, io sono un collezionista, appena l'ha vista mi ha detto 'Felice I love it! Give me my flag!! (Felice la adoro, dammi la mia bandiera). Ha anche ammesso che, se avesse potuto, sarebbe tornata nel suo paese, perché non amava molto vivere a Roma. Forse si sarebbe aspettata più gente qui oggi a dirle addio, e vedendo i posti vuoti qui in Chiesa, forse aveva ragione a volersene andare».

Anita Ekberg verrà cremata e le sue ceneri torneranno in Svezia: «L'ha richiesto espressamente, era la sua volontà», ha confermato l'amica Joan Marie.

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