Il Parlamento Ue chiede "risposte rapide sull'infrazione all'Italia per ex-Ilva"

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Martedì 9 Aprile 2024, 22:00 - Ultimo aggiornamento: 8 Aprile, 19:46

BRUXELLES - La commissione Petizioni dell'Eurocamera ha chiesto alla Commissione Ue di "accelerare i tempi di conclusione e risposta della procedura di infrazione nei confronti dell'Italia sul caso dell'Ex Ilva di Taranto" in merito al rispetto della direttiva sulle emissioni industriali. Lo ha decretato il presidente della commissione petizioni, il rumeno del Ppe, Loránt Vincze, rispondendo alle petizioni presentate oggi all'Eurocamera dai cittadini tarantini.

La prima petizione, presentata dall'ingegnere Bartolomeo Lucarelli a nome delle associazioni 'LiberiAmo Taranto' e 'Taranto Lider', ha contestato l'ultimo decreto "salva Ilva", in particolare per quanto riguarda l'immunità penale. La seconda petizione, anche questa presentata da Lucarelli a nome del Coordinamento Ambientale Taranto, ha puntato il dito invece sulle mancate bonifiche, il mancato ottenimento del certificato di prevenzione incendi e il mancato rispetto della normativa sull'amianto da parte dello stabilimento tarantino.

Il rappresentante della Commissione Ue presente in aula ha sottolineato che l'esecutivo comunitario "sta monitorando i provvedimenti dell'autorità italiane per riportare l'ex Ilva ad adempimento della normativa europea" ma che l'esame della procedura di infrazione, pendente dal 2013, "è ancora in corso". Alla luce delle risposte dell'esecutivo comunitario la presidenza della commissione Petizioni ha dunque deciso di tenere aperte la petizioni sollecitando la Commissione Ue e le autorità italiane a dare risposte rapide.

"La risposta della Commissione europea sulle petizioni presentate oggi al Parlamento europeo in merito al mancato adempimento alla normativa europea di alcune misure del governo italiano tra cui quella sullo 'scudo penale' per l'ex-Ilva è oltraggiosa e offende i tarantini", ha dichiarato l'eurodeputata del gruppo Greens/Efa al Parlamento europeo, Rosa D'Amato, a margine dell'audizione.

Resta insufficiente per l'eurodeputata l'impegno della Commissione europea ribadito in aula a monitorare i provvedimenti che le autorità italiane sono chiamate ad adottare nell'ambito della procedura di infrazione aperta nel 2013. "La Commissione non ha nessuna soluzione e non vuole deferire il governo italiano alla Corte di giustizia dell'Unione europea: la risposta è arrivata dai cittadini, che hanno dimostrato con i dati scientifici che i picchi di benzene a Taranto sono pericolosi nonostante l'impianto non lavori a pieno regime", ha aggiunto.

Tutti i gruppi parlamentari sono ora chiamati a unirsi all'appello da lanciare alla Commissione per agire a livello giudiziario contro l'Italia. "Il decreto che ha stabilito l'immunità penale va contro le direttive europee e contro il principio 'chi inquina paga'", ha continuato D'Amato. "L'unica risposta è arrivata dai cittadini tarantini e dalle associazioni dei genitori dei bambini vittime dell'inquinamento dell'impianto, con il ricorso al Tribunale di Milano che a sua volta ha chiesto un parere alla Corte di giustizia europea", ha sottolineato.

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