Sara Tommasi: «Paolini è un tipo bipolare, mi ha usata per avere notorietà»

Sara Tommasi: «Paolini è un tipo bipolare, mi ha usata per avere notorietà»
di Valeria Arnaldi
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Domenica 17 Novembre 2013, 17:29 - Ultimo aggiornamento: 17:32
Mi faceva mille complimenti, mi adulava, come se tramite me potesse avere i riflettori addosso. Mi sono sentita usata in quel momento e anche in altri». Intervista a Domenica Live per Sara Tommasi, prima in video e poi al telefono. La showgirl ha raccontato i suoi rapporti con Gabriele Paolini.



«Non immaginavo avesse fatto tanto baccano durante il mio ricovero. Un pochino mi sono sentita usata. Non vorrei che il suo modo di essere così carino con me fosse solo perché ero Sara Tommasi e potevo spingere anche lui. Mi adulava come se fossi la star più ambita del mondo. In quel periodo non stavo bene, tendevo a spogliarmi sempre, facevo scelte estreme, ero molto su di giri anche io. Ricordo quel periodo in modo offuscato».

Sono sensazioni quelle che Sara Tommasi ha condiviso con Barbara D’Urso, ma anche fatti. «La sera del mio compleanno si è spogliato in strada, ha fatto tutte queste cose, grande clamore. Io non stavo bene e ci ridevo. Oggi ripensandoci…».

E ancora, «Sapeva di poter spendere il fatto che era mio amico. Aveva detto che ero incinta, che aveva avuto il test dal dottore, anche lì si è fatto gli affari miei. Io lo chiamavo, lui registrava la telefonata e la metteva su internet, quindi ho cambiato numero».



Ricordi offuscati ma giudizi chiari. Cosa pensava la Tommasi di Paolini? «Che non stava bene, affetto da bipolarità, è una persona che sta male psicologicamente». Non solo sensazioni ma confessioni nate da un rapporto di amicizia.

Solo di amicizia, ribadisce la showgirl.

«Non abbiamo mai avuto un rapporto sessuale. Ci sentivamo spesso, lui mi chiamava, frequentavamo lo stesso entourage. Mi disse che era affetto dalla bipolarità, un disturbo dell’umore molto comune che purtroppo porta a fare anche cose inaudite. L’ho sempre visto molto su di giri. Lui stesso diceva che non stava bene, che io ero come lui e che ci dovevamo curare».
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