209 miliardi, una pioggia di soldi che arriva grazie al PNRR e al fondo Next Generation Eu a cui vanno aggiunti altri miliardi di euro della famosa “Agenda 2021-2027”, il programma dei finanziamenti previsti per raggiungere gli obiettivi di crescita e di sviluppo dell’UE. Una svariata gamma di possibilità che vanno però utilizzate con progetti ad hoc, evitando l'italico vizio di perdere il denaro stanziato. Per il periodo 2014-2020, l'Italia ha ricevuto 64,8 miliardi di euro dai fondi di coesione messi a disposizione da Bruxelles, ma la spesa complessiva certificata dagli organismi europei è stata di 35 miliardi di euro, pari cioè al 54% circa dell'ammontare. Mancano all'appello dunque, ben 29,8 miliardi di euro.
"Siamo alle solite -afferma Giancarlo Barbarisi, consulente specializzato in finanza d’impresa e CEO di ISM (Impresa Sviluppo & Management). A differenza degli altri Paesi membri, che ne fanno un ottimo uso, l'impressione supportata dai primi dati è che si stia procedendo in linea con quanto visto nei decenni scorsi. Il mancato utilizzo di questi fondi -continua Barbarisi- dipende da una serie di cause che vanno da una comunicazione insufficiente da parte degli Enti preposti (Stato e Regioni e altri) fino a una generalizzata assenza di competenze da parte delle imprese e dei professionisti a cui si rivolgono al fine di afferrare queste opportunità. Da una parte, infatti, il tessuto micro-economico nazionale è costituito da milioni di micro, piccole e medie imprese che non sanno dell’esistenza di questi fondi e, di conseguenza, non hanno al loro interno risorse specifiche da dedicare all’attività di reperimento dei finanziamenti. Dall’altra, mancano professionalità e competenze specifiche in grado di condurre le imprese verso il risultato, ossia l’ottenimento del finanziamento da parte dell’impresa".
C’è quindi uno squilibrio tra domanda e offerta del mercato. Molto spesso, oltretutto, gli imprenditori cercano di ottenere i fondi compilando loro stessi il business plan oppure ricorrono all’amico dell’amico che, però, non ha alcuna professionalità in materia. "Sono tante -sottolinea Barbarisi- le imprese che vogliono ottenere questi finanziamenti ma sono pochi i consulenti qualificati in grado di accompagnare l’impresa verso il risultato, ossia l’approvazione del finanziamento. Il risultato finale è che le imprese senza i finanziamenti non crescono e i fondi che l’Unione europea destina all’Italia, vengono restituiti a Bruxelles. Ne consegue che il nostro Paese perde ogni anno posizioni competitive sui mercati internazionali. Tutto questo mi sembra una follia, soprattutto se consideriamo che è un problema che ci trasciniamo da anni. E’ giunto il momento di cambiare rotta perché le risorse del PNRR sono un’opportunità da cogliere adesso poiché non si ripresenteranno, almeno a breve e medio termine”.
Cosa fare allora? "La soluzione -spiega Barbarisi- è abbastanza semplice.