Covid, svolta con nuovi test italiani: spie molecolari per prevedere livello di contagio e gravità della malattia. Come funzionano

Covid, svolta con due test italiani: possibile prevedere livello di contagio e gravità della malattia Come funzionano
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Venerdì 5 Marzo 2021, 19:26 - Ultimo aggiornamento: 13 Settembre, 10:14

Covid, la lotta al virus registra due importanti passi avanti nei test grazie a genetisti campani. Due scoperte dall'Italia aprono insomma a nuovi test che permettono di sapere precocemente se chi ha l'infezione da SarsCoV2 è contagioso e se chi ha la Covid-19 rischia di avere una forma grave della malattia. Test i cui risultati possono anche guidare le strategie della campagna del vaccino.

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Entrambi i risultati arrivano dalla Task Force Covid 19 del Ceinge-Biotecnologie avanzate di Napoli, finanziata dalla Regione Campania e coordinata dal genetista Massimo Zollo.

La prima scoperta è pubblicata sulla rivista Diagnostics e il kit per rilevare la contagiosità «potrebbe rivelarsi utile anche nelle strategie vaccinali», osserva Ettore Capoluongo, autore della ricerca con Zollo, dell'Università Federico II di Napoli e principal investigator del Ceinge, con il supporto del Coronet Lab del Ceinge.

 

Il kit è già «coperto da brevetto», dice l'amministratore delegato del Ceinge, Mariano Giustino, e permette di misurare la carica virale, ossia il numero delle copie del materiale genetico del virus presenti in un millilitro di materiale biologico prelevato con il tampone. Le spie molecolari della capacità del virus di moltiplicarsi si chiamano sgN e sgE e sono una sorta di registi del processo di replicazione del virus.

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Soprattutto sgN è legato a una maggiore carica e infettività virale. La seconda scoperta, che permette di prevedere se la malattia avrà un decorso grave analizzando un campione di sangue, è pubblicata su Scientific Reports dal gruppo del Ceinge guidato da Margherita Ruoppolo e Giuseppe Castaldo, dell'Università Federico II di Napoli. La spia in questo caso è la famiglia di molecole chiamate ceramidi, il cui livello di concentrazione nel sangue indica se la Covid-19 assumerà o meno una forma grave.

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«È possibile pensare di poter utilizzare tali marcatori per valutare l'efficacia del trattamento terapeutico dell'infezione da coronavirus in pazienti affetti da una forma grave», osserva Ruoppolo. «Per le varie applicazioni cliniche di questo test - afferma Giustino - abbiamo depositato l'idea e siamo in attesa del brevetto definitivo». Per il presidente del Ceinge, Pietro Forestieri, le due ricerche sono «tra i più interessanti risultati ottenuti» dalla Task Force Covid-19 del Ceinge che «da mesi, grazie a finanziamenti regionali, lavora su tre fronti: genetica, diagnosi e terapia. Ci auguriamo - conclude - di poter contare su ulteriori finanziamenti per portare a termine ulteriori ricerche estremamente promettenti». 

 
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